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LETTERE

Per le elezioni del CNDCEC, perché non valutare le «primarie di categoria»?

Sabato, 20 aprile 2013

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Caro Direttore,
la situazione di stallo, in cui si è venuta a trovare la nostra categoria, sta creando problemi anche all’IRDCEC, che rischia, come apparso di recente anche su Eutekne.info, lo scioglimento (si vedano “IRDCEC «senza paracadute» dopo le dimissioni del Commissario straordinario” del 17 aprile e “Il commissariamento del Consiglio nazionale mette a rischio l’IRDCEC” del 29 marzo).

A prescindere dalle risultanze della tornata elettorale di ottobre, dall’esito dei vari ricorsi e dei cavilli giuridici che ne stanno alla base (perché, alla fine, è di questo che si tratta), occorre ridare velocemente alla nostra categoria una guida forte e determinata, che le consenta di interloquire con le istituzioni in questo periodo di congiuntura economica fortemente negativa.

Da più parti è stato proposto di “ridare il voto agli elettori”, cioè ai 144 Consigli degli Ordini Territoriali, perché gli stessi si esprimano in merito alla Presidenza del CNDCEC, e di porre quindi fine a questa situazione, che difficilmente finirà il prossimo 19 giugno, data dell’udienza di fronte al TAR (quando verrà depositata la sentenza? E l’eventuale appello?).
Faccio osservare che il meccanismo elettorale previsto sia per i Consigli locali che per il CNDCEC è di tipo presidenzialista, cioè la base elettorale è chiamata ad esprimersi su una lista, il cui capolista diventerà il Presidente; è il Presidente che forma la propria squadra, come accade negli enti locali nel rapporto fra Sindaco e Assessori, non il contrario; questo sistema elettorale si contrappone al sistema parlamentare, dove invece è il Parlamento a nominare il Presidente-Premier.

Il meccanismo di scelta del Presidente da parte degli elettori nei sistemi presidenziali avviene attraverso il sistema delle primarie, che nel nostro caso potrebbero essere definite “primarie di categoria”; lo scopo di tale filtro elettorale è quello di individuare un unico candidato che goda della fiducia della maggioranza, anche per un solo voto, degli elettori e con l’impegno, da parte degli altri candidati risultati perdenti, di fornire comunque il loro appoggio al candidato vincente e questo per un interesse superiore, che nel nostro caso sarebbe il bene della categoria.

Le primarie di categoria, a mio parere, pur con tutti i limiti e difficoltà organizzative, potrebbero essere un percorso da valutare per uscire dall’attuale situazione di impasse nella quale ci troviamo, mediante un processo spontaneo e democratico che dovrebbe avere l’impulso dall’interno, e non dall’esterno (Ministeri, TAR, Consiglio di Stato); dovrebbero essere cioè i 144 Presidenti degli Ordini territoriali e i loro Vicepresidenti (tutti, compresi Bari ed Enna) a riunirsi ed esprimere la loro preferenza per un Presidente (tutti, compresi gli attuali candidati), eventualmente apparentato con un Vicepresidente; i candidati dovranno depositare la loro candidatura, ad esempio, 15 giorni prima del giorno previsto per le primarie di categoria. Chi uscirà vincitore dalle urne delle primarie sarà il soggetto che depositerà ufficialmente la tanto richiesta “lista unitaria”; chi risulterà sconfitto, oltre all’onore delle armi, dovrà, per il bene supremo degli interessi della categoria, assumere l’impegno a non presentare al Ministero liste “di disturbo”.

Credo che questo percorso possa definirsi democratico e spontaneo e potrebbe ridare dignità alla categoria di fronte alle istituzioni.

Vedo però che l’input a tale processo, cioè “ridare il voto agli elettori”, come sta accadendo anche a livello politico italiano, non ha trovato fino ad adesso un promotore forte e deciso; a ciò dovrebbe sopperire, a parer mio, un comitato elettorale spontaneo composto da 3/5 colleghi non candidati e non candidabili. Questo processo potrebbe permettere di individuare, senza il formalismo delle convocazioni dei Consigli degli Ordini locali, la proclamazione degli eletti da parte del Ministero, ecc., un proprio Presidente a capo di una lista unica, con evidente successiva rinuncia, da parte di tutti i firmatari, ai vari ricorsi e esposti, dei quali ormai si è persa ogni mappatura.
D’altronde, un Presidente che dovesse risultare individuato, sebbene legittimamente, da un organo giurisdizionale (TAR o Consiglio di Stato), sarebbe l’ennesimo schiaffo alla categoria, incapace di auto-organizzarsi per individuare un proprio leader; in nessun caso, nella storia, credo, un leader politico di una nazione è stato individuato e/o eletto da un Tribunale.

Sono certo che questa ipotesi di processo democratico è soltanto un sogno, perché subirà inevitabilmente le eccezioni di chi tende a far prevalere gli interessi personali a quelli di categoria, ma spero di aver dato un piccolo contributo per individuare una via di uscita.


Enrico Terzani
Vicepresidente ODCEC Firenze

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