Come Sindacato italiano commercialisti chiediamo imposte immobiliari «certe»
Gentile Redazione,
ci avviciniamo alla fine dell’anno e, come ormai da un po’ di tempo a questa parte, puntualmente si torna a parlare della tassazione sugli immobili.
È di questi giorni la polemica, di fatto posticipata in seguito all’ennesima delle proroghe, sul nuovo criterio di imponibilità dei terreni agricoli ai fini IMU. Sulla proroga il Sindacato Italiano Commercialisti si è già espresso nel senso che, in applicazione dello Statuto del Contribuente e del principio di irretroattività delle norme tributarie, se qualcosa si fosse voluto variare, non sarebbe ormai stato possibile farlo, a dicembre inoltrato, con decorrenza 1° gennaio 2014.
In un’ottica di riforma della tassazione sugli immobili, oltre al (sacrosanto) principio dell’irretroattività, bisognerebbe prendere in considerazione la possibilità per cui (fatta salva la TARI, ovvero la vecchia tassa rifiuti, seppur riveduta e corretta), non dovrebbe essere soggetta ad imposizione l’abitazione principale, per lo meno riguardo certe categorie catastali ovvero al di sotto di determinati redditi.
Si direbbe che già è così, se non fosse che, di fatto, la TASI, per come è concepita, nella maggioranza dei casi risulta essere nient’altro che un’IMU sull’abitazione principale.
Il nostro auspicio è che, nel rimodulare la tassazione sugli immobili, i principi di cui sopra siano fatti propri dal legislatore, non solo formalmente, ma anche nella sostanza.
Quello che chiediamo è “solamente” semplificazione, certezza e trasparenza.
Quello che chiediamo è che, senza entrare in questa sede nel merito della loro misura, le basi imponibili e le aliquote IMU siano determinate, nel rispetto del principio di irretroattività, entro la fine dell’anno precedente a quello in cui le stesse dovranno trovare applicazione, in modo tale che sia possibile determinare l’imposta da versare IN UN UNICO MOMENTO, salvo poi prevedere la possibilità di rateizzarne il versamento (è infatti avvilente dover riaprire i fascicoli dei nostri clienti anche cinque volte in un anno per fare i calcoli delle imposte dovute sui loro immobili!).
Quello che chiediamo è che le casistiche, a fronte delle quali saranno previste le diverse aliquote (e detrazioni), siano determinate a livello nazionale, salvo poi lasciare ai singoli Comuni la facoltà di determinarne la misura entro i limiti minimi e massimi di legge.
Per salvaguardare la trasparenza, dovrà essere implementata la banca dati nazionale (attualmente su http://www.finanze.it/dipartimentopolitichefiscali/fiscalitalocale/IUC/
sceltaregione.htm) al fine di rendere intelligibili le aliquote da applicare ai singoli casi, senza dover procedere all’interpretazione di delibere redatte con schemi differenti per ogni Comune (e i Comuni, in Italia, sono oltre 8000!).
Sarà inoltre doveroso che i Comuni provvedano ad aggiornare tale banca dati in tempo utile – e per utile si intende almeno 60 giorni prima della prevista scadenza per il primo versamento – prevedendo, in caso contrario, l’obbligo per i Comuni stessi di determinare e comunicare gli importi da versare per ogni singolo contribuente (così come avviene per la tassa rifiuti) ovvero l’impossibilità di esigere qualsiasi pagamento, se non decorsi i 60 giorni dall’aggiornamento della banca dati nazionale, senza oneri a carico dei contribuenti per le somme che le municipalità dovranno eventualmente versare all’Amministrazione centrale.
Marco Marinelli
Sindacato Italiano Commercialisti
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