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LETTERE

Servirebbe un credito d’imposta per l’informatizzazione dei nostri studi

Giovedì, 30 aprile 2015

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Gentile Redazione,
con riferimento alla “polemica” sul nuovo ruolo e competenze del commercialista, sia esso 1.0 o 3.0, concordo con le considerazioni espresse dal collega di Milano, Sandro La Ciacera (si veda “Ho studiato per essere un consulente d’impresa, non un informatico”).

Vorrei però permettermi di fare, nel merito, alcune considerazioni e precisazioni.

È ovvio che dall’informatizzazione e dalla digitalizzazione non possiamo prescindere, perché ci è imposta – con costi a nostro carico – dallo Stato, al fine di facilitare i controlli che lo Stato stesso dovrebbe fare.
E qui però occorre che il nostro Consiglio nazionale si faccia sentire, se non altro per avere magari qualche credito d’imposta specifico... o per rendere più standardizzate le tariffe dei servizi.
Il rischio è infatti di una concorrenza al ribasso sui prezzi che impoverisce tutti noi e non garantisce più ai clienti il livello qualitativo essenziale e imprescindibile per attività come queste, sovente abbastanza delicate.

È altrettanto ovvio ed evidente che la nostra professione richiede comunque uno spazio fisico per essere esercitata (lo studio) ed esplica i suoi migliori effetti quando c’è un contatto fisico e diretto con il cliente; quel contatto fisico che con uno studio completamente, o quasi, smaterializzato sarebbe impossibile avere.

Io credo quindi che, per quanto si possa essere tanto tecnologicamente avanzati nell’esercizio della professione, mai e poi mai dovremmo pensare o illuderci di uscire dal cliché del professionista calato nella sua realtà di studio, con gli uffici, le scrivanie, le impiegate ecc.
Viceversa, il rischio sarebbe quello di snaturare completamente la nostra professione e di svilirla a una mera società di servizi.

Piuttosto, sarebbe auspicabile una maggiore sinergia tra di noi per condividere piattaforme e risorse umane da utilizzare per i servizi, in modo tale che le condivisioni liberino tempo ed energia da dedicare maggiormente all’attività più strettamente consulenziale, di cui a mio modesto avviso c’è ancora tanto bisogno; forse di più che in tempi passati.


Massimiliano Baraldi
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Modena

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