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OPINIONI

Come professionisti, non possiamo prescindere dall’avvento del digitale

Tra le aree prioritarie indicate dall’Agenda Digitale Europea 2020 figura anche la fatturazione elettronica

/ Salvatore DE BENEDICTIS

Lunedì, 4 maggio 2015

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Pubblichiamo l’intervento di Salvatore de Benedictis, Dottore Commercialista in Siracusa, Presidente della Commissione Normativa ed adempimenti tecnologici studi professionali 2008-2012 del CNDCEC.

L’Agenda Digitale Europea 2020 indica sette aree prioritarie tra le quali una dovrebbe attirare l’attenzione degli operatori economici: creare un nuovo mercato unico per sfruttare i benefici apportati dall’era digitale, permettendo ai cittadini europei, tra le altre cose, di usufruire dei servizi commerciali e prodotti di intrattenimento culturale su base transnazionale, dell’agevolazione dei pagamenti e della fatturazione elettronica, nonché della semplificazione della risoluzione delle controversie in rete.

La risposta del nostro legislatore è stata inizialmente quella di imporre l’obbligo della fatturazione elettronica per le operazioni nei confronti delle pubbliche amministrazioni (in sigla B2G, business to government), operando una progressiva estensione dell’obbligo basata su criteri sostanzialmente dimensionali dell’Ente destinatario: il 6 giugno 2014 per lo Stato e le Amministrazioni centrali, il 31 marzo 2015 per tutti gli altri enti pubblici, compresi quelli territoriali.
Il principio di non discriminazione tra documenti analogici e digitali ha impedito al legislatore di imporre d’imperio l’estensione della fattura elettronica in ambito cosiddetto B2B (business to business); così ha proceduto da un lato incentivandone l’adozione con la concessione di esoneri da obblighi formali e dall’altro consentendo l’adozione del Sistema di Interscambio, già a regime per la gestione delle fatture elettroniche P.A.

Certamente l’introduzione dell’obbligo della fattura elettronica P.A. non è stata accolta con entusiasmo né dalle imprese, né dai professionisti. Il confronto con un nuovo sistema telematico e con un mercato del software per la gestione delle fatture elettroniche in cui gli operatori hanno immaginato – quanto meno nella fase iniziale – di trovare un business, ha creato non pochi disagi.
Si sarebbe potuto fare di meglio e di più, ma in tutta onestà non si può non riconoscere che il bilancio è stato positivo. Il 31 marzo scorso è stato un giorno come tanti altri, noi professionisti non ci siamo fatti prendere alla sprovvista, forti dell’esperienza maturata; non altrettanto si può dire per le pubbliche amministrazioni locali, in seno alle quali si registrano ancora disagi. Ma si va avanti.

Considerato che le imprese, soprattutto quelle medio-piccole, hanno visto la fattura elettronica P.A. come un onere, ci sarà da verificare se si realizzeranno i vantaggi promessi e attesi in termini di rapidità nei pagamenti e di maggiore efficienza nella contabilità, anche industriale, degli Enti.
Ma quali saranno i vantaggi per le imprese della fattura elettronica B2B?
Recenti interventi di molti colleghi mi fanno pensare che la questione sia stata posta e affrontata in termini non corretti. Non è in discussione la passione per l’informatica, per il mondo digitale, né il modo di intendere la professione di Dottore Commercialista. Non esiste la figura del Dottore Commercialistatradizionale”, che si occupa di contenzioso e di consulenza piuttosto che di tenuta delle contabilità e organizzazione aziendale.

Ogni specializzazione è onorevole e dignitosa se affrontata con professionalità. Ma occorre prendere atto che oggi non è possibile parlare di professionalità prescindendo dall’ormai imminente scomparsa del mondo analogico e dall’avvento del mondo digitale. A chi di noi si occupa di contenzioso tributario non possono essere sfuggite le novità in tema di efficacia probatoria delle scritture contabili conservate digitalmente, virtualmente “bollate e vidimate”, con tutte le conseguenze che ciò ha sulla materia dell’accertamento.

Come possiamo non suggerire ai nostri clienti di considerare le enormi economie che si realizzerebbero se organizzassimo l’immissione dei dati contabili e IVA in maniera digitale? Considerato che le fatture e i movimenti bancari nascono in digitale, per quale arcano devono essere “stampati” per poi ritornare alla loro origine? Che senso ha parlare di scritture contabili e libri quando le informazioni sono già strutturate dal software applicativo in database? Non sarebbe più semplice definire un tracciato standard – magari in xml – per il libro giornale e per i libri IVA e sottoporre a conservazione documenti omogenei e facilmente consultabili?

Diceva Einstein che la misura dell’intelligenza è data dalla capacità di cambiare quando è necessario.

Proposte per ridare dignità alle scritture contabili “in digitale”

Cambiare per i Dottori Commercialisti vuol dire agire su due fronti:
- promuovere una fattiva interlocuzione con l’Agenzia delle Entrate finalizzata a sottoporre al legislatore proposte che, pur rispettando gli impegni europei, colgano l’occasione per restituire dignità alle scritture contabili e ai documenti formati e tenuti digitalmente, riconoscendone la valenza probatoria e l’inattaccabilità a opera delle presunzioni e delle induzioni;
- avviare un’energica campagna nei confronti delle imprese per incoraggiarle ad anticipare i tempi della fattura elettronica e illustrare i vantaggi della conservazione sostitutiva.

Noi professionisti possiamo opporre resistenza al cambiamento, tenendo presente che il legislatore andrà comunque avanti anche senza il nostro indispensabile contributo, oppure, per utilizzare uno slogan che fu felicemente coniato in occasione del primo Congresso nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili tenutosi nel marzo 2009, essere protagonisti del cambiamento.
E, avviandomi su questo sentiero, vorrei suggerire al legislatore di organizzare i flussi telematici della fattura elettronica B2B con lo stesso formato e tracciatomutatis mutandis – della fattura elettronica per la P.A. e, soprattutto, di darci indicazioni immediate.

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