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LETTERE

Idee per una cultura previdenziale orientata anche ai giovani

Venerdì, 8 luglio 2016

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Gentile Direttore,
oggi più di ieri, noi giovani professionisti siamo viepiù sensibili alle tematiche della previdenza e dell’assistenza. Quindi, è bene sottolineare che il nostro interesse non è solo orientato al nostro trattamento pensionistico, bensì anche alla tutela di situazioni di bisogno nostre e della nostra famiglia.
Per tale motivo, risulta di estrema importanza poter affermare le nostre posizioni in materia, utilizzando quel megafono che i delegati Cassa – siamo sicuri – ci forniranno. Inoltre, per stimolare il dibattito anche fuori da Vicenza, vogliamo presentare le nostre idee su questo giornale, che ogni giorno accoglie le stimolanti idee e riflessioni dei colleghi da tutte le parti d’Italia.

Cosa vorremmo ottenere:
- garanzie circa l’autonomia della Cassa nel futuro, non intesa come privilegio, bensì come riconoscimento di un maggiore spazio di manovra a tutela degli iscritti. Infatti, nonostante la funzione pubblica svolta dalla nostra Cassa, che si esplica in particolare nell’imposizione contributiva esercitata, essa rimane un ente privato, autonomo e finanziato dai propri iscritti. Non avrebbe senso intraprendere un percorso di accorpamento dell’ente privato in commento con altri enti di previdenza, in particolare con l’INPS. Addurre a motivazioni riconducibili alla semplificazione del sistema previdenziale nazionale, o alla progressiva eliminazione di ingiustificati trattamenti contributivi, previdenziali e assistenziali differenziati, è fuorviante e priva di logica. Questo soprattutto in ragione della diversa e migliore gestione della CNPADC rispetto ad altri enti previdenziali (pubblici e privati), oppure del differente ammontare contributivo da versare storicamente e attualmente previsto dalle diverse casse di previdenza, al fine di raggiungere il diritto alla pensione e/o l’aumento dell’importo della pensione stessa;

- una tassazione più equa del risparmio previdenziale dei liberi professionisti, se confrontata con altri Paesi europei. In Italia vengono tassati sia il rendimento maturato sulla quota dei contributi che vengono investiti in attività mobiliari e/o immobiliari da parte della Cassa, sia la prestazione previdenziale erogata (formata dai contributi e dai rendimenti ottenuti dal fondo). Quindi si è di fronte ad una doppia tassazione. In altri Paesi europei, invece, viene tassata solo l’erogazione pensionistica, oppure quest’ultima è esente, ma vengono tassati i versamenti contributivi e il rendimento. Quindi occorre uniformarsi ad altri modelli europei più equi;

- la riduzione della tassazione sulle rendite finanziarie, anche con esclusivo riferimento a taluni investimenti effettuati da enti di previdenza privata come la nostra Cassa, al fine di migliorare i risultati di gestione della stessa. L’elevato livello attuale di detta tassazione rispetto ad altri partner Ue., unito alla tassazione del rendimento sia quando maturato che quando erogato con la prestazione previdenziale, creano un’anomalia rispetto ad altri Paesi europei difficilmente giustificabile. L’armonizzazione fiscale in Europa deve attenere anche questo tema;

- compensare crediti erariali con contributi alla Cassa. Attualmente i contribuenti possono compensare crediti e debiti nei confronti dei diversi enti impositori, compresi lo Stato, gli enti locali, l’INPS e da qualche anno alcune Casse private, risultanti dal modello UNICO e dalle denunce periodiche contributive. Perché non è prevista la medesima possibilità di portare a compensazione i crediti erariali in sede di versamento dei contributi annuali individuali, vista la funzione impositiva esercitata dalla nostra Cassa?

- investimenti di parte delle riserve previdenziali disponibili nell’economia reale, nei territori, in iniziative che, oltre al rendimento dei versamenti contributivi effettuati dagli iscritti, aiutino lo sviluppo del territorio. Ciò potrebbe portare comunque a benefici indiretti a favore degli iscritti;

- abolizione delle sanzioni relative ai casi di esercizio della professione in situazioni di incompatibilità (art. 7 del Regolamento di disciplina del regime previdenziale). In una realtà professionale dinamica quale è quella del dottore commercialista, attenta a recepire tutte le opportunità di business che il mercato quotidianamente propone, è del tutto anacronistico riproporre vecchi cliché e normative obsolete finalizzate di fatto ad “ostacolare” la crescita (e la competitività) del professionista. La nostra Cassa ci deve tutelare, non penalizzare; 

Queste le idee messe in campo dall’Unione Giovani di Vicenza, con l’auspicio di coinvolgere sempre di più gli iscritti e tutti i colleghi, specie i più giovani, su un tema di fondamentale importanza per il nostro futuro.


Unione Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Vicenza

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