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OPINIONI

I «falsi» miti da sfatare sul bilancio in XBRL

L’intero tracciato è personalizzabile, salvo gli schemi quantitativi

/ Andrea FRADEANI

Martedì, 11 aprile 2017

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Pubblichiamo l’intervento di Andrea Fradeani, dell’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Macerata e Camerino, Componente del Tavolo di lavoro società non quotate di XBRL Italia.

I conti delle società di capitali italiane, circa un milione, sono già da due anni integralmente in XBRL, eppure, con l’approssimarsi della campagna bilanci, tornano ad affiorare problematiche che sembravano ormai superate e spesso nemmeno corrispondenti al vero.

Iniziamo dal maggiore dei timori, quello della rigidità.
Qui bisogna distinguere, in primo luogo, fra schemi quantitativi e Nota integrativa.
Contrariamente a quanto da taluni creduto, la rigidità è solo sugli schemi quantitativi, nel senso che, attualmente, non possono essere aggiunte o modificate le voci presenti nei prospetti di Stato patrimoniale, Conto economico e Rendiconto finanziario.
I professionisti sanno però bene come sia davvero rara la necessità di modificare quanto dettato dagli artt. 2424 e 2425 c.c. o, nel caso del Rendiconto finanziario, dal principio contabile OIC 10: sono casi sporadici – spesso rinvenibili in soggetti esclusi dall’obbligo del formato elaborabile – legati a particolari tipi di attività, a realtà di grandi dimensioni o a certi momenti della vita aziendale (ad esempio, lo stato di liquidazione).

Veniamo ora alla Nota integrativa.
Il suo tracciato prevede, qualcuno obietterà, una serie più o meno ampia (a seconda della forma di bilancio adottata) di tabelle. Tuttavia, nessuna di queste è vincolante: il redattore può, infatti, in funzione delle sue specifiche esigenze, eliminare e sostituire ciascun prospetto “di serie”, che non sarà visualizzato se privo di valori, con disclosure testuale o tabelle personalizzati.
Il vincolo (o l’opportunità) è qui posto dalle capacità del software di redazione utilizzato: l’offerta è molto variegata e comprende prodotti davvero semplici ed efficaci; è necessario solo capire ciò che meglio si adatta alle proprie necessità.

Veniamo, quindi, alla supposta violazione di norme di legge. L’obiezione è legata, a nostro avviso, a una superficiale conoscenza del fenomeno XBRL.
Il formato elaborabile è previsto, in primo luogo, da una norma primaria dello Stato (il DL 223/2006, conv. L. 248/2006).
L’iter di formazione delle tassonomie segue, inoltre, la procedura dettata dal DPCM 10 dicembre 2008 e coinvolge i più importanti esponenti e regulator della comunità economico-finanziaria nazionale.
Le tassonomie hanno sempre avuto, infine, il parere positivo dell’Organismo italiano di contabilità (come, da ultimo, la vigente versione 2016-11-14).

La questione può poi essere definitivamente chiusa, a prescindere dai ragionamenti sulla personalizzabilità di cui sopra, considerando la funzione del cosiddetto “doppio deposito”: è la garanzia ultima proprio del rispetto delle disposizioni di legge sul bilancio, visto che, laddove il redattore ritenga che i limiti della tassonomia (essenzialmente relativi, come già detto, alla personalizzazione degli schemi quantitativi o all’inserimento di immagini o grafica) siano inaccettabili, può tranquillamente relegare il file xbrl a sorta di adempimento meramente formale, dando valore giuridico/sostanziale al pdf/a depositato (il che vuol dire, nei fatti, ritornare alla previgente modalità di deposito).

Il bilancio è un sistema di dati e informazioni digitali elaborabili

Il problema, a ben vedere, è forse un altro: la volontà di arroccarsi su di un modo di intendere il bilancio non più confacente al nuovo millennio.
Non si tratta più di un documento, ma di un sistema di dati (e informazioni) digitali elaborabili, in cui il computer, il software e internet hanno un ruolo dominante, in termini di redazione, divulgazione e utilizzo.
Ma, del resto, in quale ambito della nostra vita (non solo lavorativa) non lo hanno ormai da anni?
Con XBRL depositano oggi le maggiori quotate statunitensi, aziende del calibro di Alphabet e Apple, e milioni di imprese europee: è pensabile che tale strumento sia inidoneo alle società di capitali italiane (che, peraltro, non lo disconoscono in quasi il 97% dei casi)?

Crediamo invece che il tracciato (o, meglio, l’insieme delle tabelle offerto per la Nota integrativa) possa essere visto come un utile punto di riferimento, specie per la media impresa e i commercialisti italiani, per la redazione di quest’ultima: si tratta infatti di un sistema di prospetti, sicuramente migliorabile, che ha però l’innegabile vantaggio di un costante aggiornamento e, soprattutto, la sicurezza della conformità proprio alle regole di redazione del bilancio (garantita, lo ribadiamo, dal rispetto di precise procedure stabilite dalla legge, dallo standing dei regulator che costituiscono XBRL Italia e dal parere positivo dell’OIC).

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