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LETTERE

Progetto delle specializzazioni e SAF sono un’opportunità per la categoria

Martedì, 14 novembre 2017

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Gentile Redazione, 
si fa un gran parlare in questi giorni (anche a seguito della comunicazione ricevuta direttamente dal Ministro Orlando al Forum di Milano) del Progetto delle specializzazioni. Ho letto articoli sulla stampa specializzata e ho letto diversi post sui social.
Molte critiche (gratuite), tanta confusione e imprecisione, poca conoscenza del progetto, nonostante dalla fine del 2015 siano stati resi pubblici atti e documenti relativi al progetto e nonostante si siano costituite le Scuole di alta formazione su tutto il territorio nazionale (i soci costituenti delle SAF sono gli Ordini territoriali) e nonostante ci siano molti corsi già attivi e con buona partecipazione dei colleghi.

Mi sia permesso (avendo attivamente seguito il progetto sin dalla sia nascita) fare alcune considerazioni di carattere operativo e altre di carattere politico sul progetto stesso.
Circa la mancata pubblicità o la mancata diffusione delle notizie relativamente al progetto delle specializzazioni e delle Scuole di alta formazione le obiezioni sono fin troppo facili considerato che i documenti programmatici sono pubblici sul sito del Consiglio nazionale, che uno dei punti centrali del programma del nuovo Consiglio nazionale era proprio quello dell’ottenimento delle specializzazioni e considerato altresì che alle diverse assemblee dei presidenti è sempre stata resa nota questa prospettiva per il futuro della categoria.

Il problema riguarda il modo in cui questi progetti sono declinati a livello locale: lo scopo dell’istituzione delle SAF è quello di elevare la professionalità della categoria, creare opportunità professionalizzanti per i colleghi, avere scuole che sono le Nostre scuole. Le SAF dovrebbero esistere a prescindere dal progetto delle specializzazioni per creare e diffondere cultura nella nostra categoria in modo continuo e autoprodotto.
Le scuole devono essere gestite con l’intento di creare strutture operative serie con personale specializzato nella formazione, che siano dirette e condotte dalla buona politica di categoria per quanto riguarda gli indirizzi strategici e da professionisti della formazione per quanto riguarda gli aspetti operativi. In questo senso si inserisce anche la collaborazione con le Università, che deve essere vista come un’opportunità per la didattica e per l’approfondimento scientifico.

Le critiche circa i fondi messi a disposizione dal Consiglio Nazionale non hanno ragione d’essere: il progetto prevedeva l’erogazione, a ogni SAF, di 60.000 euro per lo start up e di altri 60.000 euro al momento dell’attivazione del primo corso. Avendo lavorato sul campo e avendo fatto partire ben 15 corsi posso assicurare che tali somme sono state appena sufficienti per creare la macchina e farla muovere: l’ulteriore carburante è stato, in un primo momento, la grande passione che i colleghi impegnati nel comitato scientifico e nel comitato esecutivo hanno profuso per il bene comune e, ora che la macchina è partita, il carburante è rappresentato dall’autofinanziamento stesso della scuola.

Da un punto di vista strettamente politico della categoria:
- il progetto ha sicuramente visione futura: ci stanno dicendo da tutte le parti che il futuro non è Fisco e contabilità. Sicuramente il progetto specializzazioni non risolve tutto, ma è una delle strade da percorrere;
- il progetto non può essere visto come una barriera all’ingresso e questo per due motivi: il primo è che la formazione (continua nel senso di indeterminata nel tempo) deve essere il motore di una vita professionale che si voglia chiamare tale e il secondo è che né rappresenta un obbligo né conferisce alcuna esclusiva;
- le specializzazioni, oltre che a seguito della frequentazione delle scuole, potranno essere conseguite anche per comprovata esperienza sul campo;
- in merito alla critica circa l’onerosità dei corsi va evidenziato che il range di costo orario all’interno del quale le diverse scuole si sono mosse (e ciò anche grazie al contributo del Consiglio nazionale) oscilla fra i 6 e i 10 euro a ora. Tali cifre sono inferiori di gran lunga rispetto a corsi di specializzazioni (approfonditi, articolati e complessi) organizzati da enti terzi. La formazione di qualità (docenti, materiale didattico e aule, oltre ai costi di coordinamento) costa e se vogliamo costruire un progetto credibile dobbiamo alzare l’asticella.

Credo fortemente nel progetto, vi ho lavorato attivamente sin dalle sue origini e continuo a farlo difendendolo apertamente, soprattutto perché la testimonianza della maggior parte degli oltre 600 colleghi che stanno frequentando i corsi nella mia area di competenza mi trasmette quotidianamente messaggi di fiducia.

Fiducia che dovremmo avere anche tutti come categoria (in modo unito e unitario) in noi stessi, nelle nostre capacità e nelle nostre professionalità, che devono però essere costantemente mantenute e alimentate.


Alberto-Maria Camilotti
Presidente SAF Triveneta

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