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FISCO

Il socio accomandante risponde dell’infedele dichiarazione contestata alla società

La Cassazione valorizza l’omesso controllo che spetta anche se non si amministra la società

/ Caterina MONTELEONE

Martedì, 16 aprile 2024

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Nel caso in cui il reddito di una società in accomandita semplice sia stato rettificato con accertamento è legittimo irrogare al socio accomandante la sanzione per infedele dichiarazione ai sensi dell’art. 5 del DLgs. 471/97 determinata in proporzione alla quota di partecipazione dallo stesso detenuta.

È il principio ribadito con la sentenza della Cassazione 22 febbraio 2024 n. 4712, che si è pronunciata in relazione a un caso nel quale, a seguito dell’omessa impugnazione dell’atto di accertamento notificato alla società, l’Agenzia delle Entrate aveva accertato il maggior reddito imputandolo per trasparenza ai sensi dell’art. 5 del TUIR pro quota ai soci e il medesimo criterio veniva applicato per l’irrogazione delle sanzioni anche nei confronti dei soci accomandanti.

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