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Venerdì, 31 ottobre 2025 - Aggiornato alle 6.00

LETTERE

L’orgoglio proclamato e le realtà taciute della categoria

Venerdì, 31 ottobre 2025

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Caro Direttore,
pare che a Genova la professione abbia “ritrovato l’orgoglio dell’appartenenza”. Così almeno è stato detto, con tono solenne e occhi lucidi.
Certo, chi ascolta parole del genere potrebbe credere che il miracolo sia avvenuto davvero, che l’istituzione risplenda come un faro. Poi, se si guarda la realtà, si scopre che il faro era solo un riflettore puntato su vertice.

Da anni, ogni gesto viene presentato come “storico”, ogni iniziativa come “epocale”. Ogni silenzio, invece, passa inosservato.
Si celebra la coralità, ma si evita qualsiasi voce che stoni. Si parla di ascolto, ma il microfono resta sempre in mano alla stessa persona.

L’orgoglio non è un titolo da conferenza. Non si annuncia, si sente. E soprattutto, non ha bisogno di uffici stampa.
Chi ha bisogno di proclamarlo, in genere, lo ha perso da tempo.

Oggi la categoria si trova davanti a un paradosso: una professione chiamata “unita”, ma che unita non è; un’istituzione che parla di partecipazione, ma la confonde con l’applauso.

Si può recitare la parte dei protagonisti finché si vuole, ma il sipario, prima o poi, cala anche sugli attori principali.
Finché il dissenso resterà un fastidio e non una risorsa, l’orgoglio resterà uno slogan.
E la fiducia, quella vera, continuerà a essere l’unico valore che nessuna conferenza riesce più a comunicare.


Marco Cuchel
Presidente ANC

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