Ammissibili i referendum su licenziamenti nelle piccole imprese, Jobs Act e contratti a termine
La Corte Costituzionale ha reso noto con un comunicato di aver deciso ieri, in camera di consiglio, i giudizi sull’ammissibilità dei seguenti referendum:
- richiesta di referendum abrogativo denominata “Contratto di lavoro a tutele crescenti - disciplina dei licenziamenti illegittimi”;
- richiesta di referendum abrogativo denominata “Piccole imprese - Licenziamenti e relativa indennità”;
- richiesta di referendum abrogativo denominata “Abrogazione parziale di norme in materia di apposizione di termine al contratto di lavoro subordinato, durata massima e condizioni per proroghe e rinnovi”;
- richiesta di referendum abrogativo denominata “Esclusione della responsabilità solidale del committente, dell’appaltatore e del subappaltatore per infortuni subiti dal lavoratore dipendente di impresa appaltatrice o subappaltatrice, come conseguenza dei rischi specifici propri dell’attività delle imprese appaltatrici o subappaltatrici”;
- richiesta di referendum abrogativo denominata “Cittadinanza italiana: Dimezzamento da 10 a 5 anni dei tempi di residenza legale in Italia dello straniero maggiorenne extracomunitario per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana”.
Niente da fare, invece, per il referendum sull’autonomia differenziata. La Consulta ha infatti ritenuto inammissibile la richiesta di referendum abrogativo sulla L. 86/2024, come risultante dalla sua sentenza n. 192/2024.
La Corte ha rilevato che l’oggetto e la finalità del quesito non risultano chiari.
Il referendum – si legge nel comunicato – verrebbe ad avere una portata che ne altera la funzione, risolvendosi in una scelta sull’autonomia differenziata, come tale, e in definitiva sull’art. 116 terzo comma Cost.; il che non può essere oggetto di referendum abrogativo, ma solo eventualmente di una revisione costituzionale.
Le sentenze saranno depositate nei prossimi giorni.
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