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PROFESSIONI

La «conta» sulla riforma crea nuove polemiche

Secondo l’ANC sulle 80 lettere degli Ordini mancano «informazioni fondamentali». Tre Consiglieri nazionali chiedono l’accesso agli atti

/ Savino GALLO

Sabato, 24 maggio 2025

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Non si placano le polemiche in merito alla riforma della legge ordinamentale dei commercialisti. All’indomani dell’annuncio, da parte del Presidente del CNDCEC, Elbano de Nuccio, della ricezione di oltre 80 lettere da parte di altrettanti Ordini territoriali che manifestavano il loro sostegno al progetto, ieri è arrivato un nuovo comunicato dell’Associazione nazionale commercialisti.

Il sindacato guidato da Marco Cuchel, oltre a denunciare l’irrituale utilizzo dei canali istituzionali per questo tipo di comunicazione, spiega che “l’affermazione secondo cui oltre 80 Presidenti territoriali sostengono la riforma è priva di informazioni fondamentali: non viene specificato quali siano questi Ordini né il numero di iscritti che rappresentano. Basti pensare che i soli 8 Ordini che hanno già manifestato il loro palese dissenso al modus operandi rappresentano oltre il 25% degli iscritti”.

A detta dell’ANC, si tratta di una “omissione grave e tendenziosa, poiché induce a ritenere che vi sia un consenso ampio e consolidato, senza però offrire alcun dato che consenta una verifica trasparente o una valutazione equilibrata”. Un’omissione “consapevole, che altera la percezione della realtà, alimentando una profonda disinformazione dagli effetti gravemente disarmonici e conflittuali”.

Anche perché, spiega l’associazione, sui singoli Ordini e sulla loro rappresentatività andrebbero fatti dei distinguo. L’associazione riporta notizie di lettere inviate dai Presidenti di Ordini locali ma “non condivise” dai proprio Consigli, e “opportunamente sollecitate dalla governance nazionale al mero fine di trasmetterne copia al Ministero della Giustizia”. In più, pare che sia stata fatta “specifica richiesta di accesso agli atti, tesa alla consegna delle 80 lettere, da parte di tre Consiglieri nazionali che, di pacifica evidenza, pur se componenti del massimo organismo istituzionale, ignorano i fatti e gli atti che pubblicamente diffonde il loro Presidente de Nuccio. Segno questo di una disarmonia e spaccatura non solo della categoria ma anche interna al CNDCEC”.

Una notizia, quest’ultima, confermata da de Nuccio. Contattato da Eutekne.info, il Presidente del CNDCEC fa anche i nomi dei tre Consiglieri (De Tavonatti, Sanna e Mazza) e spiega che sarebbe stato “pronto a portare in Consiglio nazionale le lettere” (inviate al proprio indirizzo di posta elettronica), ma che proprio la richiesta di accesso agli atti bloccherà per il momento questo passaggio: “Per questioni di procedura – sottolinea – dovrò prima chiedere ai firmatari delle lettere l’autorizzazione alla loro diffusione e poi si potrà procedere. Quindi, servirà necessariamente qualche giorno”.

Quanto al numero complessivo delle lettere, il totale aggiornato con quelle giunte nella giornata di ieri si ferma a 85: “E forse ne arriveranno anche altre”, aggiunge de Nuccio, che si dice “stanco di questa sterile polemica”. In ogni caso, per rispondere anche sulla rappresentatività degli Ordini che le hanno inviate, “quelle arrivate fino a oggi rappresentano oltre il 60% non solo del peso elettorale di tutti gli Ordini ma anche del totale degli iscritti”.

Intanto, il Caffè delle idee, associazione culturale di cui fanno parte anche gli ultimi tre Presidenti nazionali (Claudio Siciliotti, Gerardo Longobardi e Massimo Miani), prova a riportare il dibattito sui contenuti della riforma.
Nel momento in cui si vuole mettere mano alla legge ordinamentale, si legge in una nota stampa diffusa due giorni fa, il nodo che va risolto è quello della “funzione sociale che riveste la nostra professione”, identificando “le attività e le prerogative che consentono di raggiungere quelle finalità. Se per un avvocato la funzione sociale è quella di assicurare il diritto alla giustizia, ovvero per un medico il diritto alla salute, qual è il diritto – si chiede l’associazione – che tutela l’attività di un commercialista? Non può che essere la tutela del risparmio, un diritto anch’esso costituzionalmente riconosciuto. Una consulenza economica, finanziaria o fiscale altro non è, infatti, che la garanzia che un sacrificio economico sia proporzionato agli obiettivi che si vogliono effettivamente raggiungere e all’osservanza di norme vigenti”.

Secondo l’associazione, è su questo che bisogna incentrare il dibattito e “non sulla semplice correzione di un articolato di legge”. Così come non si può eludere l’“altro importante tema”, quello delle specializzazioni. La riforma deve essere l’occasione per “rivendicare con forza quelle prerogative irrinunciabili, peraltro già riconosciute negli ordinamenti di altri Stati europei, che qualifichino ulteriormente la nostra professione, riconoscendone esplicitamente il ruolo sociale a vantaggio dell’utenza e a protezione dal rischio che questa possa ricevere prestazioni inadeguate”.

Se la discussione si limitasse a un ambito strettamente elettorale, “per giunta in prossimità della scadenza dei mandati degli Ordini territoriali”, sarebbe “davvero un’occasione sprecata per la nostra Professione e per l’intero Paese”.

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