Riforma dei commercialisti all’esame del Governo
Il disegno di legge delega è all’ordine del giorno del pre-CdM di questa mattina. ANC e ADC chiedono lo stop
Dopo le voci che si sono rincorse durante tutta la giornata, nel tardo pomeriggio di ieri è arrivata la conferma: nella riunione di pre-Consiglio dei Ministri, che si terrà questa mattina alle 10, si discuterà anche dello schema di disegno di legge delega per la riforma della legge ordinamentale dei commercialisti, nell’ottica di un possibile approdo nel CdM di oggi pomeriggio.
In tutto sono quattro i provvedimenti riguardanti l’ambito delle professioni ordinistiche inseriti all’ordine del giorno della convocazione ufficiale di pre-Consiglio. Oltre al disegno di legge delega riguardante i commercialisti, infatti, ci sono anche quelli relativi alla professione forense e alle professioni sanitarie, che si sarebbero dovuti discutere nel corso dell’ultimo Consiglio dei Ministri prima della pausa estiva, salvo poi essere rinviati ad altra data. In più, c’è il disegno di legge delega per la “riforma della disciplina degli ordinamenti professionali”, un provvedimento più ampio, che abbraccia tutte le professioni ordinistiche nel loro complesso, a cui sta lavorando il Ministero del Lavoro di concerto con quello della Giustizia.
Nel caso in cui dovesse essere portato in CdM e approvato nella seduta di oggi, il disegno di legge delega verrà poi inviato al Parlamento per l’approvazione. Stando alla bozza circolata a maggio, dal momento dell’entrata in vigore della legge delega, che per forza di cose detterà solo i principi generali a cui attenersi, il Governo avrebbe 12 mesi di tempo per emanare il decreto legislativo (la riforma vera e propria), da trasmettere poi alle Camere per l’espressione (entro 30 giorni) dei pareri non vincolanti.
A metà gennaio 2026, però, sono in programma le elezioni per il rinnovo degli Ordini locali e a seguire (probabilmente in primavera) dovrebbero tenersi quelle nazionali, quindi bisognerebbe capire come si coordineranno i due processi. Perché l’eventuale riforma, che presumibilmente non sarebbe definitiva prima delle elezioni locali (il termine per la presentazione delle liste è inizio dicembre 2025), con ogni probabilità andrà a incidere sia sulle regole elettorali nazionali che locali.
I due procedimenti camminerebbero in parallelo oppure si deciderà di aspettare l’arrivo della riforma, con una proroga dei mandati in scadenza fra qualche mese? Un’eventualità, quest’ultima, spesso agitata come uno spettro dagli oppositori politici del Presidente nazionale Elbano de Nuccio, che però ha sempre sostenuto di non essere interessato alla proroga ed essere pronto ad andare al voto con l’attuale sistema.
Nel frattempo, in vista del CdM di oggi, l’Associazione nazionale commercialisti ha scritto nuovamente al Ministro della Giustizia Nordio, ribadendo le sue preoccupazioni per una riforma che, se arrivasse nei prossimi mesi, andrebbe ad “alterare le regole mentre il corpo elettorale è già chiamato a esprimersi. È una questione di legittimità e di rispetto della democrazia”.
Per il sindacato guidato da Marco Cuchel, si tratterebbe di un provvedimento che risulterebbe “calato dall’alto” e, in quanto tale, “determinerebbe contenziosi e conflitti interni, minando la credibilità dell’intera architettura ordinistica”. La riforma, spiega il Presidente, “non può nascere in un clima di sfiducia, divisione e incertezza. Solo organi appena eletti, pienamente legittimati dal voto democratico, potranno costruire con il Ministero un percorso di riforma solido, credibile e condiviso”.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche l’ADC, che invita la politica a una “riflessione seria e responsabile”. Secondo l’associazione presieduta da Gianluca Tartaro, “cambiare le regole del gioco durante il rinnovo degli organi rappresentativi non è solo inopportuno, ma rischia di minare la legittimità e la trasparenza del confronto interno alla categoria”.
Nel comunicato diffuso nella serata di ieri, il sindacato di categoria si dice convinto che “ogni riforma debba essere fondata su pilastri solidi, condivisi e legittimi”. Condizioni “allo stato attuale assenti”, che potrebbero essere invece assicurati dai “nuovi organi democraticamente eletti, gli unici in grado di garantire un processo pienamente partecipato e rappresentativo, che andrebbe oltre l’attuale divisione delle varie anime interne alla categoria”.
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