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Martedì, 9 settembre 2025 - Aggiornato alle 6.00

LETTERE

La riforma della professione deve essere l’occasione per puntare alle esclusive

Martedì, 9 settembre 2025

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Gentile Redazione,
le recenti notizie di stampa, fastidiosamente farcite da bellicosi confronti sui social network, hanno riaperto la discussione sull’opportunità o meno della revisione della nostra legge ordinamentale: il DLgs. 139/2005.

Sgombro immediatamente il campo da eventuali dubbi: ben venga – tenuto conto che anche per le altre professioni il legislatore sta mettendo mano ai relativi ordinamenti – provare a rendere più moderna una norma che ha ormai ben vent’anni.

Questa circostanza, però, deve essere un’occasione per provare a ottenere qualche concreto vantaggio che, considerando il sostegno assicurato dai commercialisti alla collettività da decenni, ritengo dovremmo pacificamente meritare e rivendicare.

Rivedere le nostre competenze, senza ottenere alcuna esclusiva che altri, viceversa, vantano da tempo e che, anche in questa occasione, sembrano aver ulteriormente implementato e alle quali (quindi) anche noi dobbiamo obbligatoriamente puntare, sembra più un’occasione mancata che un risultato raggiunto.

A questo si aggiunga che, a fronte di dichiarati confronti democratici e maggioranze blindate, la discussione sul 139 non si è mai veramente conclusa, se non addirittura sviluppata.

Il dibattito sui contenuti non significa necessariamente mettere a repentaglio l’unità della Professione; viceversa, un confronto veramente democratico potrebbe permettere di consolidare le nostre prerogative, senza posizioni preconcette, contribuendo altresì a migliorare un testo che dovrebbe regolare la nostra attività, singola e istituzionale, per lo meno per altri vent’anni.

E tale necessità di confronto viene confermata dal fatto che il testo di legge delega presentato al Consiglio dei Ministri conteneva alcune evidenti carenze che, solo il confronto animato da alcuni Ministri, ai quali va un plauso sincero, ha permesso di scongiurare, almeno per il momento.

Forzare i tempi modificando, tra l’altro, le modalità di accesso ai nostri enti previdenziali avrebbe rischiato, e ancora rischia, di creare problemi di flussi alla Cassa Ragionieri e rischiato una potenziale fusione con la Cassa Dottori che nessuno ha mai voluto o vuole: in un solo colpo si è evitato di scontentare 120 mila iscritti.

Allo stesso modo, pur avendo raccolto esplicite assicurazioni in senso opposto dal nostro organo apicale, la persistenza nella proposta di legge delega di articoli sulla ridefinizione della disciplina di accesso alle cariche elettive degli organi di categoria e sulla revisione delle classi dimensionali degli ordini territoriali (quali siano i criteri che dovrebbero governare questa revisione appare, poi, un mistero) potrebbero ancora modificare in corsa le regole del gioco o, peggio, portare qualcuno, autonomamente o in maniera indotta, a pensare, comunque, di bloccare elezioni già previste per la prossima primavera.

Ma allora, tenuto conto di tutto questo e del fatto che, a breve, avremo comunque organi legittimamente eletti per un periodo più ampio del cosiddetto “semestre bianco” nel quale siamo già entrati, non è forse opportuno condividere con il legislatore un percorso meno imposto e più composto, che rispetti il dialogo e raccolga quel riconoscimento che in molti ambiti la politica ci ha effettivamente tributato partecipando ai nostri eventi, ottenendo, però, riscontri tangibili?

Anche perché, al momento, le nostre esclusive sembra che le abbiano ottenute solo altri!


Luca Asvisio
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Torino

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