Rialzo dei tassi sostenuto da prospettive positive di crescita
Hanno inciso la pubblicazione di alcuni indici di fiducia eurozona migliori delle attese e un clima costruttivo tra Usa e Cina sul fronte dazi
In vista del 1° novembre, quando dovrebbero entrare in vigore i nuovi dazi annunciati da Washington nei confronti della Cina, il segretario del Tesoro Usa ha anticipato che le due potenze hanno raggiunto un accordo quadro per evitare tariffe del 100%. Più cauti i rappresentanti cinesi, che non hanno offerto dettagli sull’esito degli incontri.
Tuttavia, gli annunci hanno generato un clima di maggior propensione al rischio che sta spingendo al rialzo i listini azionari e a un calo dei prezzi delle obbligazioni con conseguente rialzo dei rendimenti (segui tassi e valute su www.aritma.eu).
L’accelerazione all’insù dei tassi di interesse è avvenuta quindi nelle ultime ore, anche se già nelle sedute precedenti si riscontrava un’increspatura specie sui tassi eurozona a causa della pubblicazione degli indici Pmi (purchasing managers index) migliori del consensus. L’attività delle imprese della zona euro è infatti cresciuta inaspettatamente a un ritmo più sostenuto a ottobre, con le aziende che hanno ricevuto nuovi ordini al ritmo più rapido di due anni e mezzo, suggerendo che l’economia del blocco ha guadagnato slancio all’inizio del quarto trimestre.
L’indice Pmi composito flash è salito a 52,2 a ottobre da 51,2 a settembre, il decimo mese consecutivo in espansione e ai massimi di 17 mesi, superiore alle attese di 51,0. I valori Pmi superiori a 50,0 indicano una crescita dell’attività. L’attività dei servizi ha guidato l’espansione, con il Pmi relativo salito a 52,6 dal 51,3 di settembre, ai massimi di 14 mesi (attese 51,1). La produzione manifatturiera è cresciuta in modo marginalmente più veloce a 51,1 rispetto al 50,9 del mese scorso, anche se il Pmi manifatturiero si è attestato a 50,0 da 49,8 di settembre, superiore alle attese che convergevano su una lettura invariata.
L’occupazione è tornata a crescere in ottobre dopo il leggero calo di settembre, con il settore dei servizi che ha creato posti di lavoro al ritmo più veloce dal giugno 2024. Le imprese manifatturiere, tuttavia, hanno ridotto il personale al ritmo più rapido degli ultimi quattro mesi, adeguandosi alle condizioni di debolezza della domanda.
I dati appaiono incoraggianti e tali da allontanare ipotesi di un nuovo taglio Bce. Nella stessa direzione l’indice Ifo tedesco risultato migliore del consensus.
Il bilancio rispetto a una settimana fa vede un rialzo sulle curve Bund ed Irs 7-9 centesimi. Il Bund 10 è al 2,65% (+9) stesso livello su cui si trova l’Irs 10, il 2 anni tedesco è all’1,97% (+8); l’Irs 2 anni al 2,13% (+7).
Al netto delle indiscrezioni sulla trattativa sui dazi (e altro), il movimento al rialzo è sostenuto da alcune evidenze positive macroeconomiche. Questo rafforza l’idea di un trend moderatamente rialzista sui tassi eurozona; nel brevissimo però non è da escludere che possa esserci un aumento di volatilità a causa degli sviluppi nei prossimi giorni delle negoziazioni tra Cina e Usa.
Proprio da oltreoceano i prezzi al consumo negli Stati Uniti sono aumentati leggermente meno del previsto a settembre, contribuendo a mantenere la Federal Reserve sulla buona strada per un ulteriore taglio dei tassi mercoledì. L’indice dei prezzi al consumo (Cpi) è salito dello 0,3% il mese scorso, dopo l’aumento dello 0,4% in agosto, in base ai dati del Bureau of Labor Statistics del Dipartimento del Lavoro. Nei 12 mesi fino a settembre, il Cpi è aumentato del 3,0% dopo il 2,9% di agosto. Le attese erano per un aumento dello 0,4% su base mensile e del 3,1% su base annua. Al netto delle componenti volatili del cibo e dell’energia, il Cpi è aumentato dello 0,2% dopo il +0,3% di agosto. Il cosiddetto Cpi “’core” è aumentato del 3,0% su base annua dopo il +3,1% di agosto.
I tassi Usa nonostante ciò, grazie alle aspettative positive sul negoziato in corso, sono saliti sia a breve sia a lungo termine con il Bond 10 anni che torna sopra il 4% (4,04%).
In settimana (mercoledì) la Fed dovrebbe varare un taglio dei tassi da un quarto di punto portando il riferimento sui Fed Fund a 3,75%-4,00%.
Giovedì la Bce dovrebbe optare per un nulla di fatto, confermando l’attendismo espresso già al termine degli ultimi meeting. Nella stessa seduta di giovedì verranno nel frattempo diffusi i dati sul Pil del terzo trimestre e quelli sull’inflazione di ottobre, materia su cui Francoforte ragionerà nel prossimo consiglio di politica monetaria in dicembre.
Vietata ogni riproduzione ed estrazione ex art. 70-quater della L. 633/41