Nei congressi di Torino e Napoli, poco spazio ai sindacati
Non spetta alle associazioni sindacali, inoltre, il compito di «alzare i toni» nel rivendicare all’esterno le istanze, ruolo che appartiene al CNDCEC
Pubblichiamo l’intervento di Riccardo Losi, Presidente A.N.Do.C. (Associazione Nazionale Dottori Commercialisti).
Sono appena calate le luci sul II Congresso nazionale dei Dottori commercialisti e degli Esperti contabili e già prende corpo la prevedibile ridda di voci sugli accadimenti che lo hanno contraddistinto, sulle aspettative e i risultati conseguiti, sui messaggi che si è voluto trasmettere ai colleghi e al Paese.
Le domande sono tante: è stato un buon Congresso? È servito a dare rinnovato lustro alla categoria? Sinceramente, da quello che ho ascoltato da tanti colleghi, il giudizio non è unanimemente entusiastico. Sembra lontano il livello di positivo apprezzamento riscontrato per il Congresso di Torino. Ciononostante, il semplice fatto che se ne parli così tanto tra i colleghi è, di per sé, già positivo.
Come Presidente di una delle Associazioni sindacali nazionali di categoria, ritengo che la sede per esprimere un completo giudizio sull’evento debba essere l’incontro tra il Consiglio nazionale e le Associazioni già fissato, a Roma, per il prossimo 4 novembre. Tuttavia, non posso esimermi dall’intervenire in merito all’editoriale firmato dal collega e amico Enrico Zanetti (“Un Congresso che ha saputo proporre, comunicare ed emozionare” di ieri).
Nel suo articolo, Enrico ha rilevato che sarebbe stato giusto consentire ai Sindacati di organizzare una tavola rotonda per confrontarsi su temi sindacali e organizzativi della categoria. Come si fa a non condividere?
Vorrei ricordare che – fino al Congresso nazionale dei Dottori commercialisti di Genova 2004 – era istituzionalmente previsto un intervento da parte delle Associazioni di categoria. Prendo atto che, nei Congressi di Torino e di Napoli, ai Sindacati è stato dato poco spazio e – forse – a questa mancanza si dovrà porre rimedio per il futuro.
Ciò premesso, non posso condividere il ruolo che Enrico ritaglia ai Sindacati di categoria quando afferma che il loro compito è quello “di alzare i toni”.
Vorrei ricordare che compito precipuo del Consiglio nazionale è quello di rappresentare la professione e – dunque – di “fare la sua politica esterna”. Ben diverso è il ruolo dei Sindacati, che hanno il compito di tutelare i singoli iscritti.
Ai Sindacati spetta il compito di confrontarsi col Consiglio nazionale al fine di incidere nella politica della categoria che verrà portata all’esterno dal Consiglio nazionale stesso. Mai e poi mai i Sindacati dovranno, ritengo, sentirsi autorizzati a fare la politica della categoria e mai e poi mai dovranno proporsi come “voce della categoria” nei confronti delle istituzioni, del mondo politico ed economico. Diversamente, sarebbe il Consiglio nazionale stesso a perdere prestigio, forza e credibilità nei confronti dei propri interlocutori, producendo così un danno per tutti gli iscritti.
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