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OPINIONI

Epoche diverse, tributi diversi: la tassa del futuro sarà su internet

Il settore delle comunicazioni ha tutti i requisiti per diventare la prossima frontiera del Fisco

/ Giuseppe REBECCA

Giovedì, 25 novembre 2010

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Ogni epoca ha le sue tasse, da sempre.
Si cambia il modus vivendi, cambiano i consumi, ma il Principe (e ora il governo) è sempre pronto a tassare il comportamento umano. Non importa cosa si faccia, si colpiscono i consumi, anche se vitali.

Ai primi dell’Ottocento, quante lotte, in tutta Italia, contro l’odiosa tassa sul macinato che costituiva per l’Erario oltre l’80% delle entrate totali. Poco importava se la gente povera moriva di fame, se i mugnai lavoravano murati nei loro mulini, per via dei numerosi controlli che allora si effettuavano; la farina era un bene essenziale, non se ne poteva fare a meno, ed ecco i vari governi di quel tempo pronti a tassarla.

Al tempo dei faraoni, ricordiamo il famoso “Nilometro”, strumento che in base all’altezza dell’acqua nel pozzo stimava la fertilità del terreno. Tanta più acqua, tanta più produzione, tante più tasse. Altro che studi di settore e regressioni. Ma tornando ai nostri giorni, il contatore dei giri della ruota del mulino è stato da tempo sostituito dall’erogatore di benzina. Stesso principio, stesso contatore, stessa tassa. Su ogni litro di benzina, tre quarti del prezzo pagato vanno all’Erario; è un’esagerazione bella e buona.

E siccome non tutti si muovono, per le strade, ecco anche la tassa sulla casa, tipica imposta patrimoniale travestita da imposta sui redditi, in simbiosi, per parecchi anni, con l’ICI. È sicuramente la tassa più odiata dagli italiani, dopo la tassa sulla salute, che per fortuna non c’è più. Invero, da qualche anno la prima casa è esentata.

Comunque tutto da buttare. La tassa del futuro sarà sulle comunicazioni e su internet; oggi c’è qualcosa, in futuro potrebbe essere la fonte più rilevante di entrate erariali.

Si dirà: ma da qualche parte bisognerà pur attaccarsi, per non veder ridotto il gettito. Le spese pubbliche aumentano, quelle aumentano sempre, e bisognerà pur trovare le entrate adeguate. Non bastano le imposte che si pagano volentieri, vedi il gioco del lotto, del superenalotto, lotterie e gratta e vinci, gli scudi fiscali, i condoni ricorrenti. Serve una nuova base imponibile, per l’IRPEF e per l’IVA.

Altre tasse fallite in partenza, ma per internet il discorso è diverso

Ci sono in Italia settori che non sono tassati. Anni fa, ricordiamo, era stata solo ipotizzata la tassa sulla pubblicità. Chi voleva fare pubblicità, chi voleva attirare l’attenzione del consumatore, prendergli un po’ del suo tempo e della sua attenzione, avrebbe dovuto pagare. Non male, come idea; il disturbo andava pagato, c’era qualcosa di razionale, nella proposta. Il progetto è stato però subito accantonato, su pressione di molti; non certamente dei consumatori.
Anche il porno ha avuto il suo attacco, con ipotesi di tassazione particolare; anche questa ipotesi, chissà poi perché, cassata quasi del tutto.

Un settore che invece potrebbe essere preso di mira è quello delle comunicazioni.
Telefono ed internet li usano tutti. Al momento c’è solo una piccola tassa per le aziende; in futuro potrebbe non essere più così. La libertà di tutti non sarebbe lesa; sarebbe solo tassato un servizio piuttosto che altre cose.
Comunque, finché il telefono e Internet non sono ancora tassati, sfoghiamoci; fra non molto potrebbe forse essere più costoso telefonare o navigare.

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