Tassiamo le rendite per sostenere la spesa sanitaria
Caro Direttore,
premetto di non essere politicamente persona schierata a sinistra, ma in questo periodo di crisi economica che attanaglia le imprese, a contatto con imprenditori che si stanno dannando per sostenere col proprio lavoro e con i propri capitali le aziende di cui sono titolari, con la tassazione IRAP che fa andare in perdita le imprese falcidiando, se ci sono, i risicati utili, mi torna sempre più pressante una domanda: come mai le rendite finanziarie e immobiliari possedute da privati non vengono sottoposte a IRAP?
La cosa assurda è che le rendite tassate al 12,50% e, oggi, la cedolare sugli affitti al 21% massimo non contribuiscono in nessun modo al finanziamento della spesa sanitaria. Invece di parlare di tassazione dei patrimoni, perché non si discute di un contributo, anche minimo, con prelievo su tali rendite per finanziare la tale spesa? Tutti coloro che oggi godono di tali introiti, ma beneficiano della costosa assistenza sanitaria senza pagare nulla, non vi sembrano parassiti della società?
Non vorrei un risposta tecnica (l’IRAP ha sostituito una serie di imposte e tasse sul lavoro), ma una risposta di equità sociale. Un 4,25% sulle rendite finanziarie possedute da privati farebbe salire la tassazione al 16,75%. Non mi pare eccessiva e chi la paga saprebbe che non andrebbe genericamente allo Stato, ma sarebbe finalizzata a sostenere una spesa che solo chi, malato, ha avuto bisogno di tali servizi (che andrebbero migliorati senza sprechi) può sapere quanto sia utile.
Vorrei conoscere cosa ne pensano i colleghi, certo più esperti di me, che avranno la bontà di leggermi.
Roberto Fracas
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Pordenone
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