Per un 2012 di equità e semplicità
Caro Direttore,
prendo spunto dalla tua risposta alla lettera dello scorso 3 gennaio relativa all’Agenzia delle uscite: “Attendo dunque di vedere operativa a settimane una struttura non soltanto dedicata al controllo della spesa pubblica, ma pure in grado di emettere atti di contestazione di danno erariale esecutivi una volta decorsi 180 giorni e, per il 30%, pure in caso di pendenza di ricorso”.
In queste poche righe penso tu rappresenti il sentire di molti e molti italiani, oltre la consumata bandiera di una lotta all’evasione fiscale, che si esprime pure con l’ultimo totem chiamato “spesometro”.
A ben vedere la semplice presenza di funzionari dell’Agenzia presso i punti di somministrazione ha fatto triplicare i ricavi in certi locali! E senza lo “spesometro”.
E nel contempo ben rispondi pure alla domanda di Beppe Grillo sulla necessità di interrogarci sul perché di tanta rabbia verso Equitalia, non in quanto tale, ma quale sintesi di un sentire diffuso: un prelievo fiscale percepito come autoritario, vessatorio, non autorevole.
Un altro aspetto che ci riguarda direttamente, come cittadini e professionisti: l’essere buoni e bravi “per obbligo di legge”.
Pensiamo alla PEC, che in molti casi comporta la nascita di una nuova figura professionale: “il badante/notificatore” per conto terzi.
E la PEC, spesso imposta contro natura, pure la chiamano semplificazione.
Ma il tema sostanziale su cui richiamo l’attenzione, anche come tema professionale, è la prassi che mi sembra essersi instaurata negli studi riguardo all’uso della firma elettronica (smart card).
Per semplicità operativa spesso si ricorre alla “scorciatoia” di farsi consegnare la smart card della persona fisica/amministratore preposto alla firma, che poi, in relazione agli adempimenti, viene utilizzata dagli addetti di fiducia dello studio.
Altre volte il cliente chiede/impone al professionista di utilizzare la propria firma elettronica, quando ciò sia consentito. Lo pone talvolta come condizione essenziale, quando ne comprende gli effetti potenziali oppure è stato vittima di un pubblico ufficiale che non registrava gli atti rogati. In tal caso è la nostra firma che spesso viene messa in mano ai nostri collaboratori fidati.
La debolezza di un tale sistema penso risulti evidente e ci dovrebbe far pensare e agire per trovare delle soluzioni.
A proposito di compiti, come in voga in questo periodo, penso che il CNDCEC, anche nell’interesse della collettività, debba farsi carico dell’affrontare la problematica, proponendo soluzioni operative semplici, certe e aderenti alla realtà, attivandosi allo scopo in tutte le sedi competenti.
Anche questo può essere un contributo allo sviluppo per il 2012, che ci può vedere protagonisti, se modifichiamo il ruolo del commercialista – nell’immaginario sociale – da sindacalista/tributario nella ripartizione delle risorse con lo Stato, a quello di economista/aziendalista d’impresa, a fianco degli imprenditori nel produrre nuova ricchezza.
Gianfranco Florian
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Venezia
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