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OPINIONI

Contributo di equità a carico dei pensionati attivi CNPADC

Lo scorso 8 maggio, l’Assemblea dei Delegati ha ipotizzato l’introduzione di un contributo di equità da destinare al patrimonio della Cassa

/ Andrea CIUTI

Giovedì, 17 maggio 2012

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Pubblichiamo l’intervento di Andrea Ciuti, Delegato Cassa Previdenza Dottori Commercialisti per l’ODCEC di Pisa.

L’Assemblea dei Delegati della CNPADC, riunitasi l’8 maggio scorso per deliberare sulla proposta del CdA di ridurre le aliquote soggettive ai pensionati attivi della Cassa, ha evidenziato una serie di miglioramenti alla delibera stessa, affiancandoli alla richiesta di una maggiore e più puntuale informazione sull’argomento.

Il clima costruttivo in cui si è svolta è stato reso possibile grazie all’abbandono della proposta come giunta ai Delegati, con l’introduzione di un contributo di equità. La prossima Assemblea di giugno, a mio avviso, dovrà pertanto valutare una nuova delibera che avrà a tema il contributo di equità da applicare ai pensionati attivi.

In quest’ottica capovolta rispetto all’impostazione precedente, può essere accettabile che il pensionato attivo, decidendo liberamente di versare un contributo soggettivo inferiore al minimo, sia assoggettato ad un contributo di equità da destinare al patrimonio della Cassa e, quindi, a riduzione del debito previdenziale latente, non entrando nel montante previdenziale dell’iscritto.

In Assemblea dei Delegati, la misura del contributo di equità è stata appena accennata, ipotizzandone un valore pari al 2%, a fronte di una riduzione dell’aliquota soggettiva minima all’8%, con l’effetto complessivo di aumentare il versato del pensionato attivo al 10%, ovvero la misura minima obbligatoria in vigore fino al 2011, rispetto alla proposta contenuta nel testo della delibera precedente, pari al 6%.
Questa scelta consentirebbe a tali soggetti di contribuire, in una situazione di attività lavorativa e pertanto con maggiori disponibilità finanziarie rispetto alla sola condizione di pensionato, alla riduzione del debito previdenziale latente.

In Assemblea, sono pervenute molte proposte circa l’applicazione concreta del contributo di equità e la sottostante condizione di utilizzo di una minore aliquota contributiva soggettiva, tendenti a valutare meglio la condizione specifica del pensionato attivo in termini di storia contributiva, di età anagrafica e di utilizzo delle aliquote contributive soggettive.

Alcune di queste proposte sono state:
- applicare il contributo di equità sulla base del rapporto tra anzianità assicurativa reddituale complessiva e quella totale;
- ridurre o modulare l’abbassamento dell’aliquota contributiva soggettiva ai pensionati attivi in base all’età di pensionamento (un’aliquota più bassa per chi è andato in pensione più tardi);
- ridurre il periodo di maturazione del supplemento di pensione (da cinque a tre anni);
- condizionare la riduzione del periodo per l’ottenimento del supplemento di pensione all’aumento dell’aliquota soggettiva scelta.

Tutte queste proposte andranno verificate in primis dal CdA per quanto riguarda la loro fattibilità tecnica, e poi valutate dall’Assemblea per come tradotte nella nuova delibera (la scelta politica).

L’importante, a mio avviso, è che il fine ultimo della nuova delibera sia l’introduzione di un contributo di equità a carico dei pensionati Cassa che fanno deficit, e non l’abbassamento tout court delle aliquote soggettive da questi versate per un non giustificato (dati alla mano) rischio di abbandono del sistema previdenziale Cassa. A questo rischio, infatti, sarebbe sufficiente rimediare con una riduzione del periodo di maturazione del supplemento di pensione, ad esempio da cinque a tre anni, con il probabile effetto di far restare i pensionati attivi per sei anni, anziché per i cinque ipotizzati nella proposta di delibera precedente.

In un’ottica di maggiore equità complessiva del sistema, è stato proposto di affiancare alla precedente delibera anche un’ulteriore delibera relativa all’applicazione della cosiddetta Legge Lo Presti, ovvero la possibilità di avere un riaccredito di parte del contributo integrativo versato sul montante contributivo individuale, corretto con un fattore di equità intergenerazionale.

Il Presidente Anedda ha ricordato che tale possibilità dovrà passare da una preventiva verifica dell’impatto della stessa sul Bilancio Tecnico, avendo presente l’attenzione del Governo al pareggio del saldo previdenziale, ovvero della differenza tra contribuzioni e prestazioni su base annuale nell’arco di 50 anni. Attualmente, infatti, il nostro Bilancio Tecnico, per un periodo di 5/7 anni, evidenzia già un saldo previdenziale negativo e l’applicazione della Legge Lo Presti potrebbe aumentare la durata di tale periodo.

È, a mio parere, importante che il testo della suddetta delibera sia ampiamente condiviso dai Sindacati e dall’Assemblea dei Delegati, e che pertanto sia oggetto di un attento approfondimento e di un dibattito assembleare il più ampio possibile in quel clima costruttivo recuperato, permettendone un sicuro miglioramento, ferme restando le opportune verifiche attuariali necessarie.

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