Rinuncia al diritto d’opzione senza rischi se non vengono cedute le quote
Ancora valida la presa di posizione del 2000 del Ministero delle Finanze, secondo cui l’operazione non configura capital gain
Si assiste con una certa frequenza, specialmente nei contesti societari a base partecipativa più ristretta, ad operazioni nelle quali l’ingresso di nuovi soci non avviene a seguito della cessione di azioni o quote da parte dei vecchi soci, bensì attraverso un apposito aumento del capitale sociale caratterizzato dalla rinuncia da parte di questi ultimi al diritto d’opzione. Si tratta di operazioni che, chiaramente, modificano i rapporti partecipativi, ponendo le condizioni affinché la successiva cessione delle quote possa determinare un livello di tassazione differente tra i soci coinvolti (ad esempio, soci in precedenza “qualificati” divengono “non qualificati”).
Non per questo, altrettanto chiaramente, esse hanno natura elusiva, “status” che dovrebbe
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