Stop alla ricandidatura dopo due mandati nell’Ordine, subito un «Codice etico»
Egregio Direttore,
mi permetto di scrivere anche io, e non perché sia stato in silenzio in questi ultimi tempi, una pacata riflessione a freddo sull’interpretazione fornita dal Pronto Ordini n. 265/2014.
Premesso che condivido orgogliosamente e appieno la reazione sdegnata contenuta nel comunicato stampa diramato dall’UNGDCEC (si veda “Elezioni, l’Unione contro l’abbattimento del limite dei mandati consecutivi” del 5 maggio) e le considerazioni svolte dal Past President UNGDC, Marco Piemonte, nella lettera pubblicata ieri (si veda “Ci vuole un continuo ricambio nella rappresentanza dell’Ordine”), ebbene, auspico fortemente che il Consiglio nazionale, sembrerebbe già a margine del Convegno di Rimini di oggi e domani, sappia dare una risposta politica forte, chiara e inequivocabile.
Questa risposta, a mio giudizio, non può che essere una e sola, vale a dire che chi ha già svolto incarichi istituzionali per due mandati consecutivi, a prescindere dalla carica ricoperta, non potrà ricandidarsi in alcun modo alle prossime elezioni. Stop. Se ne può migliorare la forma o il tecnicismo espositivo, se ne potrà al più inasprire la portata, ma il messaggio deve essere semplice e trasparente.
Spero proprio che non ci si vorrà poi mascherare dietro l’impossibilità, abbastanza concreta, di avere un orizzonte temporale idoneo e, probabilmente, anche una sensibilità governativa e legislativa tali da consentire modifiche al DLgs. 139/2005, al netto e al lordo dell’esistenza di un’apposita commissione interna al CNDCEC deputata alla riforma del corpus normativo dell’Albo unico.
Non prendiamoci in giro, non è strettamente necessaria una modifica al DLgs. 139/2015.
Certo sarebbe auspicabile, anche al fine di evitare eventuali successivi ricorsi, ma, in assenza, come temo sarà, il Consiglio nazionale potrebbe adottare, da subito, quanto meno un “Codice etico”.
Perché all’etica deve essere informata anche (rectius soprattutto) la politica professionale e questa vicenda ne è una plastica rappresentazione.
Pochi punti contenuti nel “Codice etico”, ma di una semplicità dilaniante, tra cui anche il tassativo limite in parola a ricandidarsi. Una semplicità che metta, in aggiunta, al riparo anche da ulteriori e stravaganti interpretazioni normative circolate negli ultimi tempi e già bollate come affette da perpetuabile autotrofia acuta.
Tutti coloro, spero un’esigua minoranza, che, forti dell’eventuale non modificato impianto legislativo di riferimento e del Pronto Ordini n. 265/2014, vorranno rimanere colpevolmente fuori dal perimetro di un disegno etico di alto profilo, orbene, dovrebbero essere espunti dalla progettualità di chi si occuperà di candidature e di liste, prima e, occorrendo, dal voto dei colleghi, poi.
Peraltro, ritengo rimarrebbero indelebilmente “macchiati”, oltre che per l’aver camminato fuori dal predetto perimetro, anche da quell’autarchico egoismo tipico di coloro che, nascondendosi spesso dietro la più risibile delle giustificazioni – ovvero “ma sono i colleghi a chiedermelo” (espressione utilizzata sovente anche da chi ha solennemente e formalmente giurato di non ricandidarsi) –, a tutto pensano meno che allo spirito di servizio nei confronti della nostra categoria professionale.
Ecco, questo mi aspetterei dal nostro Consiglio nazionale e non ho dubbi che la risposta politica arriverà nella direzione che giovani e meno giovani professionisti si aspettano e attendono.
Diversamente opinando, la delusione sarà la cifra finale e definitiva dell’allontanamento dei colleghi dalla politica professionale e non credo proprio sia questo il desiderio ultimo di nessuno.
Marco Cramarossa
Presidente dei Probiviri UGDCEC Bari e Trani
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