Con il Fisco digitale non stiamo esagerando?
Gentile Redazione,
si dice che il valore di un popolo è pari al suo rispetto per il passato. Penso che questo valga anche per gli individui: tanto è il valore di un uomo quanto il suo rispetto per gli anziani.
Mio padre, 82enne ex dirigente, gran lavoratore, di quelli che paga le cartelle senza neanche guardare di che si tratta e se sono giuste “per non avere problemi”, vive giorni di stress pesante per il pensiero di non essere capace di scaricarsi il CUD dell’INPS.
Mi ha chiesto di insegnargli come si fa.
A parte l’umiliazione della richiesta in sé, ci provo.
Accendiamo il pc che ha in casa e subito il primo ostacolo: un messaggino di errore. Di quelli innocui cui noi esperti intermediari di informatica non diamo peso.
Ma non posso dirgli semplicemente: “Quando si apre la finestra col messaggio di errore clicca su ok”. Vuoi perché è un insulto all’intelligenza sua e del pc (a che serve un messaggio di errore cui “si deve” dire ok?), vuoi perché la prossima volta potrebbe non esserci quel messaggio, oppure essercene un altro.
Ma andiamo avanti.
Poi gli dico di cliccare sull’icona di explorer: sì, quel simbolo con la “E”. “Non lo vedo...”. “È quello blu lì in mezzo”, gli dico.
Appaiono due campi: uno è quello degli indirizzi, l’altro è quello del campo di ricerca: se si sbaglia gli si apre google e “parte” la necessità di un’altra spiegazione.
Poi gli spiego di inserire l’indirizzo dell’INPS nell’apposito campo, “Quello più in alto”.
Mi chiede a che serve quella strana indicazione “http” che è apparsa ma non c’era quando abbiamo scritto www.inps.it, ma lì taglio corto.
Siamo sul sito.
Gli dico che, per ora, deve cliccare su “accedi ai servizi”, a destra, più o meno a metà. Ma lo avverto che quel bottone domani potrebbe non essere più lì, o potrebbe cambiare nome...
Mi guarda incredulo.
Appare altra videata con una decina di scelte possibili, quattro delle quali farebbero al caso suo (“la mia pensione” – “servizi per il cittadino” – “elenco di tutti i servizi” – “servizi più richiesti”).
Gli dico di cliccare su “la mia pensione”.
Altra videata. Possibili scelte, in calce a una videata di spiegazioni: “accedi al servizio” – “leggi la scheda informativa” – “guarda il video” – “leggi questo articolo in formato pdf”.
Non so da solo cosa avrebbe fatto. Probabilmente avrebbe letto la scheda informativa e l’articolo, poi guardato il video e, alla fine, con timore, “accedi al servizio”. Sempre che fosse stato capace di tornare indietro. Sennò avrebbe dovuto rifare tutto daccapo.
Gli dico di cliccare su “accedi al servizio”.
Finalmente, appare la mascherina con l’indicazione del codice fiscale e del PIN per entrare nell’area riservata.
Si è segnato tutto “su un pezzo di carta”, passaggio per passaggio.
Domanda: e se dopo tutte le spiegazioni l’INPS modifica il sito, o cambia qualcuna delle scelte, o la sequenza dei passaggi, lui che farà?
E tutto questo per ottenere il suo documento, che il Fisco gli impone di avere per includerlo nella sua dichiarazione dei redditi?
Tutto ciò per risparmiare un francobollo?
E non parliamo del capitolo “come pago le tasse”, perché anche lì le spiegazioni da dare non sono poche.
Il suo commento: “Ha fatto proprio bene, tuo fratello, ad andarsene da qui”.
Gli rispondo: “Non ce l’ha ancora fatta. La sua richiesta di iscrizione all’AIRE è pendente da 4 mesi al Consolato di Parigi. Gli dicono che ci sono troppe richieste da evadere e deve aspettare”.
Detto tra noi: secondo la Cassazione l’emigrazione “fiscale” vale dall’iscrizione all’AIRE. Speriamo gli evadano la pratica entro il 29 giugno.
Giampiero Guarnerio
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Milano
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