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LETTERE

La Cassa Ragionieri opera per un futuro certo e solido

Lunedì, 1 agosto 2016

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Spettabile Redazione,
la comunicazione dell’iscritto Vincenzo Matarazzi, che avete pubblicato giovedì 28 luglio, sollecita la CNPR a dare risposte convincenti (si veda “La Cassa Ragionieri deve dare risposte convincenti sul futuro dei suoi iscritti”).
Sono qui a fornire le risposte che il collega sollecita. Esse sono argomentate sulla bontà dei numeri, che sono frutto di analisi della demografia dell’ente, della serie storica dei volumi d’affari e dei redditi degli iscritti, nonché della redditività del patrimonio investito.

Il disavanzo del bilancio 2015, frutto essenzialmente di una serie di svalutazioni e accantonamenti per rischi (riallineamento fondo immobiliare Scoiattolo a valore di mercato degli immobili conferiti, incremento della svalutazione dei crediti verso iscritti per apprezzare l’incaglio di una parte degli stessi, e infine l’accantonamento per la stima degli effetti della riliquidazione delle maggiori pensioni potenzialmente dovute a seguito della sentenza a sezioni unite della Cassazione n. 17742 dell’8 settembre 2015), non può essere messo in relazione con la sostenibilità del fondo previdenziale.

A novembre 2015 l’assemblea dei delegati ha approvato il bilancio tecnico con ingressi in esaurimento, in continuità con i precedenti bilanci tecnici di vigilanza. Il documento è disponibile sul sito internet dell’associazione.
Il documento di sintesi dell’elaborazione tecnico attuariale, su una popolazione che è stata stimata in crescita di 178 unità con una varianza negativa di 10 unità all’anno a partire dal 2017 sino al 2034 – anno in cui non sono stati stimati gli ultimi ingressi – mette in evidenza la tenuta del fondo, secondo i parametri definiti dalla L. n. 335/1996. Ovvero l’indicatore patrimoniale di garanzia che esprime il rapporto tra il patrimonio esistente alla fine dell’esercizio e il debito previdenziale per prestazioni per le cinque annualità future è superiore a uno al 2044.

La proiezione attuariale a gruppo aperto con una stima pari al 50% delle reali iscrizioni al fondo negli ultimi tre anni, senza variare gli altri dati (PIL, inflazione, avanzamento di carriera, redditi e volumi d’affari minimi dei nuovi iscritti e tasso di rendimento del patrimonio dell’ente) evidenzia un risultato di tenuta del fondo non solo al 2044 (trentennio del periodo di osservazione della proiezione ai sensi della legge 335/1995), ma in tutto l’arco dei 50 anni.

Le poche unità di esperti contabili (150 all’anno gli ingressi stimanti nella proiezione attuariale) consentono di mantenere il sistema misto, che si stima vada ad esaurimento dopo il 2060, lasciando posto solo a prestazioni liquidate con il sistema contributivo, che correla il calcolo della prestazione previdenziale al volume dei contributi versati e rivalutati.

Alla luce di questi dati i cinquantenni possono essere sicuri che la loro prestazione previdenziale non verrà meno, ma non solo gli attuali cinquantenni: la prestazione sarà garantita a tutti. Essa sarà garantita oltre le aspettative di vita (80 anni per gli uomini e 84 per le donne). Il tasso di sostituzione dell’ultimo reddito, però, ove non si opti per versamenti soggettivi su aliquote contributive superiori all’aliquota minima, ben difficilmente potrà superare il 25% dell’ultimo reddito.
Gli iscritti dal 1995 in poi non vedono quindi a rischio la prestazione futura, ma l’entità della stessa sarà determinata dalla capacità di risparmio previdenziale che sapranno accumulare. Quest’ultima peculiarità, peraltro, è comune a tutta la previdenza italiana in virtù della riforma Fornero, che ha portato tutti i sistemi verso il metodo contributivo di determinazione della prestazione.

Il monitoraggio sulla tenuta dei conti non si ferma qui. Annualmente, sino al 2018, la CNPR redigerà un bilancio tecnico con cadenza annuale al fine di valutare le dinamiche del sistema previdenziale riformato con effetto dal 1° gennaio 2013. I primi due anni hanno fatto registrare risultati positivi. Dal 2017, proiettando i dati demografici e di bilancio preventivo, potremmo avere la conferma di quanto già esaminato in sede di proiezione attuariale a sostegno del consuntivo 2015.

Quanto ai nuovi flussi di ingresso garantiti dalla professione di esperto contabile, osserviamo una crescita significativa e ampiamente in linea con i numeri stimati dalla proiezione attuariale, registrando dal 2013 in poi un flusso reale di iscritti superiori alle 160 unità annue. Tale incremento è da imputarsi alla L. n. 138/2011, che ha riformato il tirocinio e il percorso di accesso al mondo del lavoro.

Il percorso che ha portato a questa soluzione per la sostenibilità del fondo previdenziale della CNPR è frutto di intensa opera di concertazione tra le due Casse con l’ausilio del Consiglio nazionale. L’attività iniziata nella precedente consiliatura, con la sottoscrizione del protocollo d’intesa, il 13 febbraio 2014, tra CNPADC e CNPR, nel quale si sanciva il perimetro degli obblighi di iscrizione degli iscritti alle sezioni A e B dell’albo, è culminato nella disposizione legislativa dell’ultima legge di stabilità. Senza questo passaggio la sostenibilità del fondo della CNPR sarebbe stata messa in dubbio, pur registrando la tenuta dello stesso a trent’anni come prescrive la L. 335/1996.

L’intesa risolutiva tra le due Casse suggellata dal Consiglio nazionale, che ha rappresentato ai Ministeri vigilanti e al Parlamento l’opportunità di questa soluzione, utile a dare certezza alla copertura previdenziale per gli iscritti nella sezione B dell’albo, chiude il tema dell’unificazione delle Casse, stante l’impossibilità tecnica registrata dai Consigli dei due enti nei due anni dalla promulgazione della legge delega, che è spirata nel 2006 senza che si sia potuto addivenire all’unificazione dei due enti. La mancata fusione non è stata dettata da ragioni di antieconomicità come scrive il collega Matarazzi, bensì dalla mancata condivisione delle risultanze tecnico attuariali e dalle diverse valutazioni degli impatti demografici, fatti dai Consigli dei due enti che gestirono questo processo. Processo che è stato coltivato con l’intervento del CNDCEC sino al 2008 anche allo spirare della legge delega.

L’unificazione delle Casse è quindi oggi un tema che non è più presente nelle agende dei due CdA, né è presente nell’agenda del CNDCEC.


Luigi Pagliuca
Presidente CNPR

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