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Caradonna: «L’Ordine deve diventare un centro di coesione»

La Presidente dell’ODCEC di Milano spiega la politica che porterà avanti una volta insediata

/ Savino GALLO

Sabato, 26 novembre 2016

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Tante esperienze al servizio della categoria, dal comitato arbitrale dei dottori commercialisti all’impegno nella Fondazione ADR, ma ancora nessuna in qualità di rappresentante politico-istituzionale. Per Marcella Caradonna, che dal 1° gennaio prossimo si insedierà alla presidenza dell’Ordine di Milano, sarà dunque una prima volta assoluta, non solo per lei, ma anche per l’ODCEC lombardo che, fino ad oggi, non ha mai avuto una donna come Presidente.

Presidente Caradonna, è stata una vittoria da outsider, considerato che la sua sfidante, Roberta Zorloni, Segretaria uscente, rappresentava la continuità rispetto al mandato attuale?
“L’altra lista è uscita con il logo dell’AIDC, che da sempre stabiliva la governance del nostro Ordine, ma tanti colleghi sollecitavano un cambiamento. Credo di aver intercettato, grazie ad una lista trasversale, questo bisogno, ma anche la necessità di superare certe posizioni, che ormai sono obsolete, e la conflittualità latente, che c’è stata e deve essere abbandonata. Le elezioni, adesso, sono alle spalle. Quello che si deve fare è realizzare i programmi”.

Che Ordine si aspetta di trovare?
“Un Ordine complesso, in cui tante cose ci sono già e hanno bisogno di essere valorizzate e altre verranno introdotte come nuove, perché l’idea che abbiamo è quella di avere un Ordine molto presente nel tessuto sociale. Noi, come categoria, siamo opinion leader e, quindi, a tutti i livelli possiamo essere volano di crescita. Dall’altro lato, dobbiamo provare a stare più vicini ai colleghi, che spesso si sentono soli, perché oggi essere commercialista non è facile”.

Quali sono le prime cose che farete?
“Intanto, analizzare l’Ordine. Ma ci stiamo già attivando per la creazione di tutti quei servizi che abbiamo promesso, in termini di assistenza ai colleghi. Attività che dovranno portare gli iscritti verso l’Ordine, perché qui troveranno risposte operative alle loro esigenze”.

Ecco, come si fa ad alleviare il disagio dei commercialisti?
“Sviluppando servizi non soltanto per risolvere i problemi della quotidianità, ma anche per fare sì che l’Ordine diventi un centro di coesione. Bisogna favorire la conoscenza tra colleghi e le occasioni di confronto, in modo tale da sviluppare il networking, un elemento che può permettere di sentirsi supportati nell’affrontare le difficoltà. Siamo convinti che, attivando una serie di meccanismi di circolazione del know how, si possa consentire ai colleghi di vivere meglio la professione”.

Le difficoltà della categoria saranno espresse alla manifestazione del 14 dicembre. L’Ordine parteciperà?
“Non essendo ancora in carica, esprimermi sulla posizione dell’Ordine mi sembrerebbe una mancanza di rispetto nei confronti di chi oggi lo guida. Fino al 1° gennaio è giusto che sia l’attuale Consiglio a stabilire queste cose. Posso dire, però, che, a titolo personale, sarò a Roma per partecipare alla manifestazione, che sarà un momento importante per condividere il malessere di tanti colleghi”.

Oggi si parla tanto di specializzazioni: lei che fa parte della fondazione ADR consiglierebbe di investire sulla composizione delle crisi da sovraindebitamento?
“Gli OCC di nostra origine fanno registrare afflussi sempre crescenti. Certo, esistono problematiche oggettive nell’applicazione della norma, che rendono prudenti nella realizzazione delle procedure. D’altronde, si tratta di un’area delicata, rivolta a persone tipicamente deboli. Però, credo che professionalmente vi siano reali opportunità, in questo come in altri ambiti”.

Quali?
“Ce ne sono diverse. Penso, ad esempio, all’internazionalizzazione, ormai sempre più cogente per le aziende, ma anche ai modelli organizzativi 231. Spesso gli enti pubblici chiedono ai loro fornitori che siano implementati i sistemi 231 all’interno delle imprese. Un ambito assolutamente in crescita e anche molto interessante, perché al commercialista è richiesto di coordinare diverse professionalità”.

Torando ai “soggetti deboli”, la rottamazione delle cartelle funzionerà?
“Così com’è, non credo che molti potranno percorrere questa strada. Se vi è un problema finanziario, è difficile che la piccola impresa possa far fronte al piano di rateizzazione previsto. Sembra sempre che le norme siano stabilite più per le grandi realtà che per le piccole, che però rappresentano la maggioranza del tessuto economico italiano. L’applicazione non sarà così lineare, anche perché si iniziano a sollevare non poche difficoltà interpretative. Ma questo è uno dei motivi per cui il 14 dicembre saremo a Roma”.

Chiudiamo con le elezioni nazionali. Lei lo sa che l’Ordine di Milano è considerato ancora uno di quelli in bilico tra i due schieramenti?
“Su questo tema, non posso esprimermi io ma deve farlo il Consiglio. Ci confronteremo e prenderemo una decisione comune. Oggi, potrei dare solo un’opinione personale. Preferisco non farlo, proprio per quella logica di rispetto su cui voglio impostare la mia presidenza”.

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