Il riequilibrio della Cassa non passa dal lieve aumento degli esperti contabili
Gentile Direttore,
in questi ultimi giorni di campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili tutti abbiamo avuto modo di leggere i vari programmi, cui si sono aggiunte corrispondenze varie sul medesimo tema e, da ultimo, l’intervista ai due candidati Presidenti, pubblicata ieri da Italia Oggi.
Proprio con riferimento a quest’ultima, mi ha lasciato molto sorpreso il passaggio del collega Massimo Miani, laddove auspica, se non ho male interpretato, che il prossimo Consiglio Nazionale lavori per fare in modo che aumentino le iscrizioni degli esperti contabili.
L’affermazione è preceduta da un’altra considerazione circa l’opportunità di avviare una seria riflessione sulla possibilità di rilancio della professione, nell’ottica che entrambe le Casse non abbiano problemi a garantire l’equilibrio del sistema; il tutto richiamando il recente provvedimento di legge che ha consentito alla Cassa Ragionieri di accogliere gli esperti contabili.
Il ragionamento fatto dal collega, però, lascia molti dubbi e perplessità su più fronti:
- dal punto di vista dell’immagine della nostra professione, appare in netta contraddizione l’auspicio che la categoria si affermi sul mercato offrendo ridotte competenze e ridotte prerogative, in un momento in cui si tenta di rilanciare la stessa attraverso le Scuole di Alta formazione;
- se esiste un problema sugli equilibri strutturali di un ente di previdenza, non si può certo pensare di risolverlo attraverso la crescita di una parte della professione, con evidente scapito dell’altra;
- a quest’ultimo proposito, non sfuggirà ai colleghi che hanno un minimo di dimestichezza con le tecniche poste a base del funzionamento dei sistemi previdenziali (laddove finanziati a ripartizione), che il riequilibrio di una Cassa, da lungo tempo in “crisi di astinenza” demografica, non passa certo dal lieve incremento portato dai pochi esperti contabili. In tal senso, mi permetto di ricordare che in un’altra vita della professione (in vigenza della delega portata dall’art. 4 della legge 34/2005) la questione è stata a lungo dibattuta, senza individuare una soluzione percorribile e tanto con buona pace di tutti;
- se da ultimo si è ritenuto di percorrere la strada pragmatica di dare una “casa” a questi neo colleghi per quanto attiene alla previdenza (sin a quel momento scoperti), ciò non deve costituire il tentativo di aggirare l’ostacolo della più volte ventilata fusione delle Casse; se il problema esiste, allora lo si dica con chiarezza e si cerchi la soluzione nello stretto ambito ordinistico, senza peraltro paventare ipotesi di aperture ad altre figure di lavoratori autonomi, che di quel sistema sono gli antagonisti.
In conclusione, auspico che in queste ultime ore di confronto elettorale anche questo tema venga dibattuto dalla base, così da evitare sgradevoli sorprese in futuro. A mio avviso le soluzioni al problema si possono individuare e percorrere, ma mai a scapito di una parte della professione: Governo e Parlamento dovranno fare la loro parte, a seguire la categoria saprà dare il proprio contributo.
Tentare di intercettare le simpatie del momento sarebbe troppo rischioso!
Antonio Pastore
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Taranto
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