Più limiti al consolidato fiscale con controllate estere
Le Conclusioni dell’Avvocato Ue di ieri pongono «paletti» maggiormente definiti all’utilizzo delle perdite fiscali delle partecipate non residenti
Il filone giurisprudenziale che si è recentemente sviluppato sul tema dell’utilizzo delle perdite fiscali prodotte da entità estere del gruppo si è arricchito ieri, 10 gennaio 2019, di ulteriori ed interessanti interventi, rappresentati dalle Conclusioni dell’Avvocato generale presso la Corte di Giustizia dell’Unione europea relative alle cause C-607/17 e C-608/17.
In termini generali, la Corte di Giustizia ha stabilito, con la sentenza del 22 febbraio 2018 relativa alle cause C-398/16 e C-399/16 (X BV e X NV), che contrastano con il diritto comunitario (nella fattispecie, con l’art. 49 del Trattato di funzionamento dell’Unione in materia di libertà di stabilimento) le legislazioni degli Stati membri che prevedono l’impossibilità di consolidare i risultati
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