Per i commercialisti esclusione preventiva sulla fiducia
Noi siamo proprio al terzo cerchio, de la piova etterna, maladetta, fredda e greve. Regola e qualità mai non l’è nova. Dante aveva previsto tutto, non cambia mai niente.
È così. Al posto di punire i ladri, si impedisce a tutte le persone di uscire di notte. La presunzione di disonestà e incompetenza continua imperterrita. Diciamo una discriminazione di categoria.
L’emendamento è stato di nuovo ritirato. Puoi costituire un’azienda, la puoi far prosperare, la puoi cessare, la puoi anche distruggere. Cederla e affittarla no, ci vuole il notaio.
Ma come faranno gli Stati Uniti o l’Australia? In qualche modo tirano pure avanti.
Come può essere che la firma digitale, o peggio la PEC, abbiano valore legale per tutto tranne che per quegli atti riservati al notaio? Che senso ha parlare di processo telematico, se sussistono i dubbi che sono stati avanzati circa l’idoneità delle procedure elettroniche per attestare la provenienza di un atto?
Se anziché mandare a memoria 25 libri di economia, ne avessi mandati a memoria 30 di medicina, oggi potrei essere un dentista. La sparo grossa: se avessi mandato a memoria 20 libri di giurisprudenza forse potrei essere un notaio. C’è da mordersi le mani dal nervoso.
Ciò non di meno però sarei sempre io, verosimilmente con la stessa propensione a delinquere. Oppure... un diverso esame di Stato, o un concorso, mi avrebbero modificato geneticamente e reso per definizione migliore e, sì fatto, meritevole di fiducia a prescindere?
In tutti questi anni abbiamo assorbito praticamente gratis una gran quantità di lavoro dell’Agenzia delle Entrate, dell’INPS, dell’INAIL, del Registro delle imprese, delle banche. Lì andiamo bene, per tutto il resto rimaniamo dei farabutti in pectore.
Ma lasciamo perdere e torniamo a impacchettare telematici, arte nella quale non ci batte nessuno e soprattutto nessuno ha la minima intenzione di provarci.