Sui danni per errata certificazione dei requisiti pensionistici risponde l’INPS
Per la Cassazione la responsabilità resta anche se il lavoratore è in grado di rendersi conto dell’errore
Con la sentenza n. 23114 depositata ieri, i giudici di legittimità hanno esaminato una questione che, a giudicare dal numero di sentenze sul punto, è ancora troppo frequente, pur in un’epoca in cui gli strumenti informatici di gestione delle banche dati dovrebbero essere in grado di limitare gli errori.
Un dipendente, prossimo alla pensione, chiede all’INPS di conoscere la propria posizione contributiva, ai sensi di quanto previsto dall’art. 54 della L. 88/89, riceve dopo due giorni dalla richiesta una risposta positiva, che attesta l’esistenza di un numero di contributi utili alla maturazione della pensione di anzianità, e di conseguenza presenta le sue dimissioni al datore di lavoro, per fruire del trattamento di quiescenza. L’INPS in un primo tempo gli riconosce
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