Speriamo che i costi dell’emergenza non ricadano solo sugli autonomi
Non esiste una soluzione immediata e risolutiva.
È una situazione veramente difficile.
Tutto quello che diciamo e facciamo, a partire da queste mie considerazioni, appare subito insignificante, quando non ridicolo, paragonato alla minaccia incombente.
Tuttavia, il tema economico rimane e, per non passare da un problema grave a due, va affrontato con urgenza e decisione. Infatti, sarebbe bello, quando tutto ciò sarà passato, trovare ancora qualcosa in piedi del nostro tessuto produttivo.
In queste ore il Governo sta decidendo i provvedimenti da mettere in campo.
Non ho davvero nessun titolo per parlare, ma alcune cose sembrerebbero piuttosto urgenti.
La prima riguarda le borse. Tra tutto ciò che si può fare, forse lasciare sine die i nostri risparmi liberamente in mano agli sciacalli della speculazione non sembra la soluzione migliore. Facciamo per esempio finta che sia agosto. Chiudiamo e ci rivediamo tra quattro settimane.
La seconda riguarda il sostegno forte e immediato a tutte le attività, piccole o grandi, che stanno per essere progressivamente azzerate dalle sacrosante limitazioni alla circolazione delle persone.
Tra non molto bar, ristoranti, cinema, attività turistiche, sportive e commerciali inizieranno a non pagare più gli stipendi, l’affitto, i fornitori, le bollette, innescando una spirale che sarà difficile da fermare almeno quanto il corona virus.
Sarebbe bello sentir dire al Governo che anche da noi il costo della crisi sarà sopportato da tutta la collettività, e non solo da imprenditori e lavoratori autonomi. Sarebbe bello essere rassicurati che, per quanto possibile, sarà salvaguardato almeno in parte il reddito di tutti. Non solo quello di chi da sempre ce l’ha garantito, cascasse il mondo.
Occorre la sospensione immediata di tutti i versamenti fiscali e previdenziali e il rinvio chiaro e generalizzato della scadenza di tutti gli adempimenti, dal bilancio alle CU, fino alle dichiarazioni, per dar modo anche ai professionisti di stare a casa se serve e alle imprese di concentrarsi esclusivamente sui provvedimenti da attuare per tenere vive le attività.
Ciò non di meno, non penso però possano bastare strumenti convenzionali quali il rinvio delle tasse o facilitazioni nell’accesso al credito o alla cassa integrazione.
Giusto da parte della Bce perseguire l’obiettivo di fornire liquidità al sistema finanziario e bancario attraverso aste di liquidità e acquisto di titoli. Ma prima che gli effetti di questi provvedimenti arrivino alle imprese e alle persone occorrerà troppo tempo. Serviranno istruttorie, voglia di concedere fidi e soprattutto voglia di indebitarsi.
Occorre una immediata e generalizzata iniezione di liquidità, stampando moneta quanto serve (meglio se elettronica), senza incrementare il ricorso al debito. Un super reddito di cittadinanza per tutti coloro, imprese e cittadini, che stanno perdendo tutto.
Senza andare troppo per il sottile, senza perdere tempo.
Certamente i vincoli europei e il fatto che la politica monetaria sia decisa dalla Bce, la quale mi par di aver capito ha adottato provvedimenti che guarda caso non hanno per nulla convinto i mercati, rischiano di contribuire a rendere tutto ciò un capitolo del libro dei sogni.
Tuttavia ormai è chiaro che siamo in guerra.
Se non ci muoviamo presto e bene il rischio, o meglio la certezza, è quello di doversi presto misurare, dopo quello sanitario, con un altro incubo che diventa realtà.