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Domenica, 8 giugno 2025

LETTERE

Saviano gioca con il sudore e la fatica dei professionisti

Venerdì, 29 maggio 2020

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Gentile Redazione,
leggo su la Repubblica un nuovo intervento di Saviano: “«Come fa la criminalità organizzata a trovare i propri clienti? Come sa chi cercare e dove trovarli?». Questa è la domanda che Fabio Fazio mi ha posto domenica 24 maggio in diretta su Raidue a Che tempo che fa”. 

Mi viene da pensare che se qualcuno pone una domanda a qualcun altro abbiamo due alternative: non rispondere, dichiarando che la domanda è assolutamente pretestuosa in assenza degli interlocutori citati (forse con troppa leggerezza); oppure, alternativa altrettanto valida, rispondere producendo i dati e le fonti da cui sono attinte le vangelizzazioni riportate affinché l’interlocutore possa esaminare, accertare, negare, criticare o affermare. Non mi sembra che ciò sia accaduto sotto quei riflettori.

“I politici che hanno diffuso agenzie cariche di indignazione non hanno nemmeno ascoltato ciò che ho detto, ma hanno colto l’ennesima occasione per prendersi un po’ di visibilità…”.
Non mi interessa. Che c’entra la politica? Sarebbe come se prendessi uno schiaffo ma il mio dolore venisse percepito da un’altra persona.
E gli schiaffi, salva prova contraria, li hanno presi i commercialisti, prima, in TV.
Gli avvocati, i bancari, i commercialisti oggi, fra le righe di un giornale.

Non si tratta di sapere o non sapere. Si tratta solo (e non mi sembra poco) di rispetto della dignità altrui. Senza tentare di estendere ad altre categorie (cito: avvocati, bancari) la questione perché, generalizzando ed allargando la platea, forse si cerca di rendere meno percepibile il dolore dello schiaffo (solito, banale adagio: mal comune…).
E non basta nemmeno un laconico “ma non parlavo di una intera categoria” perché, anche in questo caso, il sapore è quello di tentare di smacchiare il divano quando l’alone ha già raggiunto il pavimento.

Vano anche il tentativo di recitare la commedia del finto buonismo, coperto da un manto denso di ovvietà, esprimendo il concetto del “povero” imprenditore o del “povero” dipendente che perde il lavoro.
Per favore, offende l’intelligenza altrui. La prego, almeno un’intelligenza media ce la riconosca.

Forse tra i tanti dati snocciolati nell’articolo non si è preso in considerazione che sono proprio i commercialisti ad effettuare valutazioni in tema di anatocismo ed usura. Anche quali ausiliari dell’autorità giudiziaria.
Eppure, da quanto leggo, continuano le offese e le dimostrazioni culturali su inchieste non conosciute, su dati Eurispes non esaminati, su operazioni veneziane, su analisi della Consulta nazionale.

Così, giusto per dire. Operazione Aspide: se non erro (ma io, comune mortale, non pontifico) si trattava di un soggetto “non ordinistico”.
Grazie. Non si finisce mai di imparare. Nessuno però, si sappia, può reputarsi un’arca di scienza e dotto di sapere. Manca all’appello della cultura sempre qualcosa che non si è approfondito, studiato, esaminato e che, quindi, imporrebbe (il condizionale è d’obbligo) il silenzio, l’attesa, il rispetto.

Eppure sorrido. Se solo Saviano avesse esaminato la quantità di richieste avanzate alle locali Procure dagli Ordini territoriali per conoscere lo “status giudiziario” degli Iscritti agli Albi (per vigilare, si intende, nel sovrano interesse della Pubblica Fede), forse avrebbe riflettuto prima di parlare.
E quanti sarebbero, poi, i commercialisti (se mai di commercialisti si tratta) “collusi”?
Più che una “linea disegnata a terra” io ci vedo una “campana”. di quelle che i bambini disegnavano sul terreno con il gesso per giocare. Ecco, Saviano gioca. Gioca con la pelle altrui, con l’impegno, il sudore e la fatica di professionisti (avvocati e commercialisti) che, invece, fanno tutt’altro che “segnalare” le imprese ai cravattari di quartiere.

Io so da che parte stare.
Sto dalla parte dei colleghi e dei professionisti ordinistici. Quelli dotati di una morale e di un Codice deontologico stringente e ferreo, che mai hanno prestato il fianco al malaffare.
La domanda è retorica. La risposta è altrettanto scontata.


Gianluca Tartaro
Presidente ODCEC Tivoli

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