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LETTERE

Che il regolamento elettorale fosse incostituzionale era noto a tutti

Lunedì, 26 aprile 2021

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Spettabile redazione,
ho letto con vivo interesse la nota sentenza del TAR del Lazio relativamente al regolamento elettorale dei commercialisti. Nelle sue 17 pagine la sentenza è scritta in un legalese molto meno barocco di come siamo abituati e – a mio avviso – la sua chiarezza è quasi sorprendente.

La sorpresa, poi, è stata anche quella di vedere seduto come parte in causa il datore di lavoro dei giudici: il Ministero della Giustizia, segno che questa sentenza sottolinea molte riflessioni sul Paese e sul sistema.

Ma ciò che mi ha lasciato turbato è stata proprio la semplicità dei concetti affermati ed in modo particolare un concetto basilare: non si dovrebbe ottemperare ed obbedire ad una legge o ad un regolamento manifestamente incostituzionali.

Che il regolamento elettorale fosse incostituzionale era noto a tutti, ma soprattutto al Consiglio Nazionale che aveva presentato una proposta di riforma. Tale manifesta consapevolezza è stata ritenuta dai giudici anche un’aggravante dell’azione del CN. Ma la sua manifesta incostituzionalità è provata dal fatto che il collegio non ha nemmeno ritenuto di porre la questione all’attenzione della Consulta, limitandosi ad applicare la cosiddetta “interpretazione costituzionalmente orientata”.

Questo mio sfogo non vuole essere una critica a ciò che è stato fatto, si badi bene. Tutti sbagliamo, soprattutto se in buona fede. Ma vorrei sottolineare quale mi piacerebbe che fosse il criterio ispiratore dei prossimi Consigli degli Ordini: locali e nazionale. Vorrei che fossero ispirati da precetti generali informati al bene del Paese e della categoria che travalichino le formali norme e normette. Vorrei che lottassero contro leggi ingiuste e circolari contra legem. Vorrei che affermassero a gran voce concetti come l’abbattimento di tanti obblighi dell’antiriciclaggio, la riforma del decreto-parcelle, la cancellazione di tanti comportamenti dell’Agenzia contrari a norme di legge (cito su tutte il caso eclatante della cedolare secca sulle foresterie).

Vorrei che non si appellassero alla legge 139 che è una legge che contiene criteri di ingiustizia, come – ad esempio – quello che non consente agli elettori (i commercialisti) di sindacare il bilancio del loro organo di rappresentanza (il Consiglio Nazionale).

So di avere l’immagine di un uomo polemico, ma vorrei che ci fosse unita anche quella di una persona che vuole dare suggerimenti e non solo criticare.


Alessandro Cerati
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Milano

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