Dal CNDCEC la guida per certificare la parità di genere
“Si tratta di uno strumento necessario per contribuire ad effettuare un radicale cambiamento di paradigma, mediante l’inclusione del principio di parità di genere negli obiettivi aziendali, con la conseguenza che le imprese devono pianificare, implementare e documentare non solo i provvedimenti effettivamente varati per garantire il rispetto di tale principio, ma anche i sistemi che consentono la verifica dell’applicazione delle misure attuate”.
Con queste parole, Michele De Tavonatti e David Moro, rispettivamente Vicepresidente e Consigliere del CNDCEC, nonché co-delegati alle “Politiche giovanili e di genere”, hanno commentato la realizzazione della “Guida per la certificazione della parità di genere”.
Il documento, diffuso ieri dal Consiglio nazionale dei commercialisti, è stato elaborato dalle tre Commissioni di studio d’area: “Parità di genere”, “Analisi e valutazione rapporto professione/giovani e genere” e “Politiche giovanili, welfare e facilitazioni all’ingresso”, presiedute rispettivamente da Federica Abelli, Alfonsina Pepe e Gennaro Ciaramella.
La Guida è strutturata in due parti. La prima si sofferma sulla certificazione della parità di genere, istituto introdotto nell’ordinamento italiano con l’inserimento dell’art. 46-bis nel DLgs. 198/2006 (Codice delle pari opportunità), applicabile, a partire dal 1° gennaio 2022, sia alle aziende pubbliche che a quelle private. Si parte dalla nascita della normativa fino agli sviluppi più recenti a livello nazionale e comunitario, analizzando l’impatto del PNRR, del Codice delle pari opportunità e di ulteriori interventi strutturali.
La seconda parte, invece, è dedicata alla prassi UNI/PdR 125:2000, che prevede l’adozione di specifici KPI (key performance indicator o indicatori chiave di prestazione) inerenti alle politiche di parità di genere nelle organizzazioni.
Vietata ogni riproduzione ed estrazione ex art. 70-quater della L. 633/41