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Martedì, 15 luglio 2025 - Aggiornato alle 6.00

ECONOMIA & SOCIETÀ

Prosegue la fase di rialzo dei tassi eurozona

I tassi americani sono rimasti sostanzialmente al palo con il Bond 2 anni al 3,88% e il decennale al 4,37%

/ Stefano PIGNATELLI

Martedì, 15 luglio 2025

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Il clima resta incerto, pesa l’incognita dazi con gli Usa che alzano nuovamente l’asticella dello scontro. Gli investitori paiono ormai avvezzi alla strategia “Taco” della Casa Bianca (Trump always chicken out) e sono diventati più “insensibili” alle decisioni di Washington e ponderati nelle loro reazioni (segui tassi e valute su www.aritma.eu).

Questo è riscontrabile sia dalla tenuta delle borse sia dalla stabilità dei tassi americani rimasti sostanzialmente al palo con il Bond 2 anni al 3,88% e il decennale al 4,37% (+2 cent.). Questa stabilità è dovuta a quanto emerso dalle minute dell’ultima riunione della Fed del 18 giugno, occasione in cui la banca centrale lasciò i tassi invariati segnalando però due tagli entro fine anno, benché il presidente Powell abbia detto di aspettarsi un possibile aumento dell’inflazione nel corso dell’estate per via dei dazi.

Emerge che la banca centrale americana continua ad evidenziare un approccio particolarmente cauto. Solo un paio di membri Fed infatti hanno dichiarato di essere propensi ad un taglio dei tassi mentre la maggior parte dei banchieri resta preoccupata piuttosto per le pressioni inflazionistiche derivanti dai dazi. I mercati prevedono tassi fermi al 4,25%-4,50% al meeting del 29-30 luglio, ma continuano a prevedere (tassi Future Fed Fund e tassi Future Libor) un taglio di 50 bps tra settembre e fine anno come peraltro indicato dai “dot plot”. Un altro motivo che impedisce ai rendimenti Usa di salire nonostante alcuni dati migliori delle attese come i sussidi di disoccupazione, riguarda i livelli dei tassi reali.

Se consideriamo l’andamento storico dei tassi reali il rendimento potrebbe in teoria portarsi nel medio termine tra il 3,75% e il 4% (tasso reale medio 2001-2019 cioè pre COVID a 1,2%). I rischi sullo scenario potenzialmente ribassista dei tassi a lungo derivano da un peggioramento dei conti pubblici, da una ritorsione dei Paesi “daziati” che potrebbero ridurre l’esposizione ai treasury, dalle pesanti aste in programma in luglio e da rigurgiti inflazionistici. Gli Usa restano osservati speciali e in settimana molte indicazioni giungeranno dal calendario macroeconomico: in particolare dai dati sui prezzi al consumo e alla produzione, dalle vendite al dettaglio e da una serie di indici di fiducia come l’Empire, il Philly e il Consumer confidence.

Salgono invece i tassi eurozona. Sono soprattutto le prospettive di crescita ad essere mutate con la riduzione delle probabilità di recessione. Le aspettative di politica monetaria nell’eurozona rimangono relativamente stabili dopo che Francoforte ha segnalato che potrebbe sospendere il ciclo di tagli dopo aver messo a segno un allentamento del 2% dalla metà dello scorso anno. Le attese vedono tassi fermi alla riunione del 24 luglio mentre scontano ancora quasi completamente un taglio entro dicembre.

Gli operatori sono un po' meno convinti che la Bce possa ancora tagliare

Le aspettative – tassi Future Euribor 3 mesi – salgono all’1,83% per fine anno (+6 centesimi nelle ultime sedute) segno che gli operatori sono un po’ meno convinti che la Bce possa ancora tagliare: il depo al 2% è su un livello di equilibrio con un’inflazione a target (2%) e un’economia che eviterà la recessione ed anzi potrebbe mostrare qualche ulteriore segnale migliore del consensus. In settimana qualche indicazione arriverà dall’indice Zew tedesco (fiducia sul futuro da parte delle istituzioni finanziarie) e dal dato finale sull’inflazione di giugno.

Gli stimoli fiscali tedeschi e quelli europei sul riarmo forniranno sostegno all’economia ma appesantiranno il debito tedesco che pur rimarrà su livelli virtuosi. Comunque i mercati si stanno adeguando e i rendimenti Bund salgono in modo significativo soprattutto sulle scadenze 3-5 anni proprio perché sarà su quel periodo l’impatto maggiore della manovra espansiva sui conti pubblici. Il Bund 2 sale all’1,88% (+7) e il 10 anni si porta al 2,70% (+11). Dunque il piano espansivo fiscale tedesco e la conseguente necessità di aumentare le emissioni rappresenta un fattore di rialzo ancor più in un contesto di riduzione di bilancio Bce.

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