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LETTERE

Sul contributo di solidarietà, serve un «virtuoso ripensamento»

Martedì, 11 gennaio 2011

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Caro Direttore,
non ti chiederei altro prezioso spazio se non per il fatto di sentirmi responsabile del dibattito scaturito successivamente all’appello lanciato da AIDC, proprio su questo giornale, a proposito del contributo di solidarietà (si veda “Liberi di scegliere, ma la «nostra» Cassa resta l’opzione migliore” dello scorso 24 novembre).

Diciamo che la piega degli interventi è andata oltre le nostre “buone intenzioni”.
Innanzitutto ricordo a me stesso che il tema in oggetto, per dimensione quantitativa, fortunatamente non è tale da rappresentare un pericolo per l’equilibrio finanziario e per la stabilità della nostra Cassa.
E non giustifica, a mio avviso, violente contrapposizioni generazionali che sono molto pericolose, ancor di più se alimentate nell’ambito della nostra categoria.

In secondo luogo, la giustizia ha finora emesso verdetti che, fino a prova contraria, dobbiamo rispettare, ancorché le citate sentenze non abbiano invocato il principio dell’intangibilità dei trattamenti previdenziali ma, per assurdo, abbiano stabilito che gli stessi debbano essere correlati ai contributi versati.

Sarebbe stato facile fermarsi a riflettere su questi princìpi per pervenire alla conclusione opposta. Ma tant’è.
Il vero tema, invece, è quello che ci ha animato nel momento dell’invito.
Dobbiamo lavorare affinché, pubblicamente o nel rispetto della propria personale privacy, i colleghi che hanno proposto ricorso o che intendano farlo abbiano un “virtuoso ripensamento”.

Non sarebbe né beneficenza né solidarietà, ma semplice consapevolezza.
Consapevolezza della situazione e dei vantaggi collettivi che questo esempio produrrebbe (rispetto ai piccoli sacrifici personali).
Sono dell’avviso che le buone idee vadano coltivate con pazienza.

Chiudo con un cenno all’intervento del Rag. Saltarelli (si veda “Unificazione delle Casse senza rischi” del 30 dicembre), soddisfatto di essere, per una volta, d’accordo con lui quando “predica bene”, sebbene contrario quando finisce per “razzolare male”.
Sono infatti convinto, come lui, che ognuno debba pensare responsabilmente a massimizzare la gestione e l’attività della propria Cassa, senza più pensare alle vicende altrui.
Purtroppo, forse per abitudine, il Presidente della Cassa Ragionieri abbandona i buoni propositi e prosegue nelle sue ambigue e apodittiche allusioni.
Non mi pare che meritino ulteriori commenti.

Torniamo invece ad occuparci ciascuno delle proprie questioni. È anche con questo proposito che il dibattito sul contributo di solidarietà era inizialmente partito.
Colgo l’occasione per fare a te, alla redazione e ai lettori l’augurio per un sereno e gratificante anno nuovo.


Marco Rigamonti
Presidente Associazione Italiana Dottori Commercialisti

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