Per la revisione sulle imprese minori, servono procedure meno invasive
Caro Direttore,
vorrei proporre alcune considerazioni su un tema che mi pare di grande rilevanza per la nostra categoria.
La disciplina della revisione legale dei conti è stata “ridefinita” – come ben si sa – con il DLgs. n. 39 del 27 giugno 2010, in vigore dal 7 aprile 2010. In base a detta normativa, le imprese minori sono assoggettate ad un controllo che, incentrato nell’applicazione dei principi di revisione nella loro interezza, comporta un insieme di incombenze e di adempimenti che vanno al di là di una sensata attività di riscontro di siffatte imprese.
A che cosa sia dovuto questo atteggiamento del legislatore non è dato sapere: forse un eccessivo allarmismo, conseguente a pesanti patologie per lo più riferibili a grosse realtà economico-finanziarie, forse impreparazione, forse leggerezza, forse condizionamenti. Non è in ogni caso possibile che in capo alle imprese minori venga imposta un’attività di controllo che preveda l’assoggettamento a procedure e a principi di revisione che appaiono “abnormi”, esagerati, ed oltremodo onerosi, se riferiti alle risorse sussistenti in capo alle imprese minori.
Il legislatore pare non aver tenuto conto del dibattito nazionale da sempre in essere, e neppure di quello presente nelle sedi europee: basti citare, da ultimo, il recente Libro verde - la politica in materia di revisione contabile: gli insegnamenti della crisi, datato 13 ottobre 2010 e pubblicato dalla Commissione Europea, ove si legge, a pagina 5, che “La Commissione sottolinea l’importanza di un approccio differenziato e calibrato, che sia adattato e proporzionato alle dimensioni e alle caratteristiche delle società sottoposte a revisione contabile e dei relativi revisori, e mirerà a modulare ogni proposta che dovesse eventualmente emergere. [...] Ciò che può essere necessario nel caso di grandi istituti di importanza sistemica può non essere adeguato per altre società quotate, per le PMI o per i piccoli e medi professionisti (PMP)”.
Ma, dopo le parole, che fare per trovare subito una via di uscita da questa situazione, che per la sua invasività provoca traumi alle imprese e a noi professionisti?
È necessario che la nostra categoria possa contare, da subito e senza dover attendere regolamenti attuativi che sarebbero in ogni caso tardivi, su norme comportamentali endogene e diffuse che contemplino per le imprese minori procedure più “soft” e meno invasive; garantendo nel contempo il conseguimento dell’obiettivo di una revisione seria e affidabile, da cui i terzi abbiano, in ogni caso, tutele. E che possa consentire di assolvere ad un controllo effettivamente rapportato alle dimensioni delle entità controllate.
Paolo Fabris
Ordine dei Dottori commercialisti e degli Esperti contabili di Pordenone
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