ACCEDI
Sabato, 10 maggio 2025 - Aggiornato alle 6.00

EDITORIALE

Innalzare o no al 12% il contributo soggettivo minimo obbligatorio?

/ Enrico ZANETTI

Mercoledì, 11 maggio 2011

x
STAMPA

“Forse non tutti sanno che”: da molti anni è il titolo di una fortunata rubrica della Settimana Enigmistica, ma in questo frangente è sicuramente un ottimo incipit per qualche riflessione sugli imminenti sviluppi degli obblighi previdenziali degli iscritti alla Cassa dei dottori commercialisti.
Infatti, forse non tutti sanno che il prossimo 24 maggio l’assemblea dei delegati Cassa voterà la proposta di aumentare dal 10% al 12% (passando per una fase transitoria di due anni all’11%) l’aliquota minima obbligatoria del contributo soggettivo.

Tra gli addetti ai lavori, il tema è invece in fase di dibattito avanzato, tanto che non sono pochi coloro che sono già arrivati a trarre le proprie conclusioni, come, ad esempio, i tredici (su quindici) delegati Cassa eletti dagli iscritti del Triveneto, di cui riportiamo oggi le considerazioni (si veda “Contributo soggettivo: i delegati cassa del Triveneto appoggiano l’aumento”).

Ci sono senza dubbio vari ottimi motivi per votare a favore di questa delibera, fortemente caldeggiata dal CdA della Cassa, su espressa richiesta dei Ministeri vigilanti.
Il primo motivo è che, in un sistema contributivo, chi versa poco non può poi lamentarsi di ricevere pensioni inadeguate.
Il secondo motivo è che l’ormai raggiunta sostenibilità di lungo periodo della Cassa Dottori consentirebbe di destinare metà del contributo integrativo a incremento dei montanti pensionistici individuali, ma i Ministeri vigilanti subordinano il rilascio della loro autorizzazione alla previa delibera dell’aumento di una soglia di contribuzione minima obbligatoria che giudicano troppo bassa.

Insomma: per i Ministeri vigilanti, se i dottori commercialisti oggi under 50, che vedranno larga parte o addirittura tutta la loro pensione calcolata con il metodo contributivo, vogliono poter contare anche sul contributo integrativo che riscuotono dai clienti per avere pensioni non particolarmente adeguate, ma perlomeno non del tutto inadeguate, devono metterci qualcosa di tasca loro.
Con senso di responsabilità, come si usa dire.

Molti giovani e quasi giovani, però, il senso di responsabilità lo hanno comprensibilmente finito: prima, quando hanno accettato nel 2004 una riforma che, pur partendo dalle migliori intenzioni, si è rivelata a posteriori ottima soprattutto per mettere nella sicurezza della sostenibilità i diritti sin lì maturati dai fortunati pensionati e quasi pensionati di oggi; dopo, quando hanno visto aggredire sul piano giuridico il c.d. “contributo di solidarietà”, ossia l’unica foglia di fico posta a pietosa copertura della nudità di quello che altrimenti era (ed è) da considerarsi non un “patto generazionale”, ma un vero e proprio “atto unilaterale” di rinuncia di una generazione a favore di un’altra.

L’aumento può scontrarsi con l’insofferenza dei giovani commercialisti

Questi giovani e quasi giovani dottori commercialisti, di fronte alla prospettiva di dover pagare un 2% in più, non per scelta come già possono fare se lo desiderano, ma per obbligo imposto, avvertono una forte insofferenza e si chiedono se, dopo tante scelte ragionevoli che hanno portato al paradosso di un sistema palesemente irragionevole nella distribuzione di onori e oneri tra generazioni, non sia forse arrivato il momento di scelte irragionevoli che richiamino l’attenzione della politica verso la necessità di costruire finalmente un sistema che sia doverosamente sostenibile, ma nel vincolo dell’equità.

Sono queste, in buona sostanza, le considerazioni che, unitamente a quelle altrettanto valide ad esse contrapponibili, creano il “turbinio” cui fanno cenno i delegati Cassa del Triveneto nella loro lettera-dichiarazione.
Un “turbinio” che, nel rispetto dei diversi ruoli e dei convincimenti di tutti, è già di per se stesso un fatto positivo, perché agevola quel confronto di idee che, viceversa, il pensiero unico ucciderebbe in culla.
Quanto poi al da farsi il prossimo 24 maggio, a ciascun delegato Cassa, nel nome degli iscritti che rappresenta, l’onore e l’onere di pronunciarsi.

TORNA SU