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LETTERE

Liberalizzazioni? Siamo «utili al Paese» solo quando lavoriamo gratis per lo Stato

Giovedì, 30 giugno 2011

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Caro Direttore,
abbiamo letto che il nostro Governo avrebbe intenzione di liberalizzare alcune professioni – tra le quali anche quella dei commercialisti – con conseguente abolizione dei rispettivi Ordini.

Se ce ne fosse stato ancora bisogno, abbiamo avuto la conferma che il mondo politico, di qualsiasi colore esso sia, ci considera “utili al Paese” solo quando dobbiamo rendere prestazioni gratuite allo Stato.
Premetto che, dalla lettura della bozza della manovra, ho tratto l’impressione che anche questo sia l’ennesimo slogan di una politica che, ancora una volta, dimostra di non voler affrontare i veri problemi del Paese.
Voglio però pensare che tutto ciò sia vero e quindi ho provato a immaginare quale sarà il nostro futuro: finalmente liberi!

Liberi dagli obblighi dell’antiriciclaggio.
Liberi dalle comunicazioni delle operazioni superiori a 3.000 euro.
Liberi dalle comunicazioni delle operazioni con soggetti residenti in Stati a fiscalità privilegiata.
Liberi dalle trasmissioni telematiche.
Liberi da Entratel, Fedra, Comunica, etc.
Liberi dal visto di conformità per l’utilizzo dei crediti superiori a 15.000 euro.
Liberi dallo stress dell’attesa del software degli studi di settore.
Liberi da tutti gli adempimenti inutili che continuamente ci vengono imposti.
Ma anche liberi dalla formazione professionale obbligatoria, liberi dai 3 crediti deontologici, liberi dall’incompatibilità ex art. 4 dell’Ordinamento e liberi dai procedimenti disciplinari.

E, quando saremo liberi, potremo finalmente tornare a fare il lavoro per il quale abbiamo tanto studiato: il commercialista.


Massimo Miani
Presidente ODCEC Venezia

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