Opportuno il riconoscimento giuridico delle nostre diverse specializzazioni
Caro Direttore,
nonostante il periodo sia denso di impegni per le imminenti scadenze, noto che la nostra categoria sta seguendo con interesse l’evoluzione del dibattito sulla riforma delle professioni e sulle possibili conseguenze.
Tra gli interventi che si sono succeduti, anche la “provocazione” avanzata dal collega Marco Pezzetta, relativa all’abolizione tout court del tirocinio professionale (si veda “Non aboliamo l’esame di Stato, ma il tirocinio” dell’11 luglio).
L’introduzione del tirocinio triennale si rese necessaria in seguito all’emanazione del DLgs. n. 88/1992 (“Attuazione della direttiva (CEE) n. 253/84, relativa all’abilitazione delle persone incaricate del controllo di legge dei documenti contabili”), per far sì che i futuri abilitati alla professione di dottore commercialista non dovessero poi sostenere un secondo esame di abilitazione per l’iscrizione al registro dei revisori.
La direttiva comunitaria prevedeva, per svolgere l’attività di revisione contabile, il superamento di un esame di abilitazione, dopo aver svolto un periodo di tirocinio triennale.
Non è questa la sede né per entrare nel merito di come dovrebbe essere gestito l’esame di Stato (ciascuna Commissione è libera di assegnare i temi che ritiene più opportuni), né tantomeno per trattare delle verifiche sull’effettivo svolgimento del tirocinio da parte degli Ordini territoriali.
Vorrei invece chiudere rilanciando su un tema che è sempre affiorato nei colloqui avuti con i colleghi, in occasione di convegni, seminari e incontri vari: quello del riconoscimento giuridico delle varie specializzazioni che si sono formate nel tempo e che sempre più si vanno formando all’interno della nostra professione.
Il DLgs. 139/2005, all’art. 1 comma 3, elenca una serie di attività nelle quali è riconosciuta al dottore commercialista “competenza tecnica”; ebbene, se proviamo ad affiancare a ciascuna delle voci elencate dalla lettera a) alla lettera q-bis) l’elenco delle normative vigenti in quel determinato settore, si capisce subito che la “tuttologia” non potrà che portare inevitabilmente al discredito di tutta la categoria, perché è impossibile fare tutto e farlo bene.
Potrebbe essere invece l’occasione per accreditare e qualificare la nostra attività, per favorire quelle iniziative di aggregazione che sono ormai indispensabili (non a caso “abbiamo” avanzato una proposta di legge sulle società di lavoro professionale) e per ridare slancio alla formazione professionale continua, che stadiventando sempre più una sterile raccolta di punti, un fastidioso adempimento burocratico, piuttosto che un’occasione di accrescimento e qualificazione professionale.
Alessandro Lini
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Pisa
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