Se «abusano» di voi, fatecelo sapere
Per chi non avesse fatto caso alle conclusioni cui perviene la sentenza n. 283/01/11 della Commissione tributaria provinciale di Reggio Emilia, commentata ieri dal nostro quotidiano (si veda “Immobile in leasing: elusiva la «sublocazione» allo studio associato” del 27 luglio 2011), è caldamente suggerito di andare a recuperarsela e leggerla con la dovuta attenzione.
Per chi invece lo avesse già fatto, è caldamente suggerito di non farlo nuovamente.
Perché una volta è doveroso e opportuno aggiornamento, due sono un’inutile e masochistica sofferenza.
Il tema è quello dell’abuso del diritto, utilizzato dall’Agenzia delle Entrate per disconoscere, in relazione al periodo di imposta 2004, la deducibilità dal reddito di lavoro autonomo dei canoni di locazione dell’immobile adibito a studio, in quanto il locatore era una società immobiliare partecipata dai medesimi professionisti dello studio associato e che aveva come unico asset il contratto di leasing sull’immobile subconcesso in locazione allo studio associato.
Molte sarebbero le considerazioni da fare sull’appropriatezza di una simile contestazione e, a maggior ragione, sulla condivisibilità di una sentenza che la avalla, ma quello che preme in questa sede sottolineare è piuttosto il fatto in se stesso dell’utilizzo, da parte dell’Agenzia delle Entrate, del presupposto dell’abuso del diritto a fondamento del proprio accertamento.
Su come l’abuso del diritto sia un’arma a dir poco devastante, se utilizzata in modo disinvolto dall’Amministrazione finanziaria, si sono spesi e si spenderanno ancora fiumi di inchiostro.
Giacciono in Parlamento disegni di legge finalizzati a disciplinarne l’utilizzo quanto meno dal punto di vista delle tutele procedimentali e finanziarie, ma la verità è che, senza un suo utilizzo con il bilancino, l’unico vero intervento, che potrebbe evitare di trasformare il diritto tributario in arbitrio fiscale, sarebbe quello che ne limiti l’ambito oggettivo di applicazione.
Il problema è che, se si prende per buona la giurisprudenza a Sezioni Unite della Corte di Cassazione, un intervento di questo tipo potrebbe essere operato solo con legge costituzionale.
Certo, se intanto l’abuso del diritto venisse utilizzato dall’Amministrazione finanziaria in punta di forchetta, limitandolo ai soli casi in cui il risparmio fiscale si accompagna a negozi giuridici che nella sostanza non producono alcun risultato (come nel caso delle operazioni di dividend washing, dividend stripping e alcune operazioni finanziarie volte essenzialmente a fruire di crediti per imposte pagate all’estero), evitando invece di ricorrervi quando si è in presenza di negozi giuridici che realizzano in concreto sistemazioni di interessi diverse da quelle gradite all’Amministrazione finanziaria, in quanto fiscalmente più onerose, ecco allora che il problema, per la credibilità stessa del sistema Paese, da attuale e gravissimo si ridimensionerebbe fino a divenire qualcosa di addirittura condivisibile, come in definitiva è sempre stata considerata la norma antielusiva di cui all’art. 37-bis del DPR 600/1973.
Proprio nella consapevolezza di quanto precede, lo scorso aprile, il direttore dell’Agenzia delle Entrate Attilio Befera, in occasione di un’audizione alla Commissione Finanze della Camera, tenne a sottolineare che le contestazioni mosse dagli uffici sulla base del presupposto dell’abuso del diritto erano limitate a un numero ristrettissimo di casi-limite, quantificati nell’ordine di una quarantina.
Non vi è motivo di dubitare della bontà delle statistiche comunicate allora, ma è altrettanto evidente che, se oggi ci troviamo con sentenze che affrontano contestazioni elevate sulla base dell’abuso del diritto anche per ottenere il disconoscimento della deducibilità di canoni di locazione immobiliare dal reddito di lavoro autonomo, una qualche accelerazione nella disinvoltura da parte degli uffici a utilizzare questa “arma di distruzione fiscale di massa” deve pur esserci stata.
In verità, anzi, per chi opera sul campo, l’impressione è che, per arrivare a quaranta contestazioni basate sull’abuso del diritto, sarebbe sufficiente mettere insieme il vissuto professionale di qualche centinaio di studi professionali.
Poiché però le impressioni stanno a zero, mentre i dati documentati fanno la differenza, ecco la richiesta che Eutekne.Info rivolge a tutti i suoi lettori: se hanno abusato, abusano o abuseranno di voi, o dei vostri clienti, nel senso ovviamente di essere oggetto di contestazioni fiscali basate sull’abuso di diritto, fatecelo sapere.
Scannerizzate gli atti, rendendoli previamente anonimi ove preferite, e inoltrateli alla redazione.
Sarà nostra cura raccoglierli, contarli, classificarli e, per quanto possibile, provare a smuovere le acque, come soltanto con i numeri alla mano è possibile fare.
Perché il ciel ci aiuti, dobbiamo anzitutto aiutarci da noi.
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