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LETTERE

Giusto riavviare il dialogo con l’Agenzia

Mercoledì, 21 settembre 2011

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Caro Direttore,
mi riferisco al tuo editoriale dello scorso 10 settembre (“Dopo la manovra è tempo di prove di dialogo”), relativo, evidentemente, ai rapporti tra il CNDCEC e l’Agenzia delle Entrate.
Ho apprezzato, in proposito, la tempestiva risposta del nostro Presidente nazionale, la cui sintesi di segno positivo è già nel titolo del suo intervento del 13 settembre: “Prove di dialogo? Siciliotti: Noi ci siamo”.

Vorrei ricordare, anzitutto a me stesso, che non si tratta di avviare un dialogo che in precedenza è mancato, ma, piuttosto, di riprendere le fila di un’interlocuzione che, a livello di vertici nazionali dell’Agenzia delle Entrate e della nostra professione, si è interrotta, credo, all’inizio di quest’anno.
A riprova di ciò ricordo la partecipazione del Direttore dell’Agenzia, Attilio Befera, alle nostre assise nazionali di Torino nel 2009 e di Napoli del 2010 (dove l’Agenzia delle Entrate è stata addirittura sponsor del Congresso), oltre che alle Assemblee dei Quadri della Professione tenutesi a Roma nel 2008, nel 2009 e nel 2010.
Partecipazione costruttiva e propositiva del Direttore dell’Agenzia, che è sempre stata ripagata nel migliore dei modi da tutti i commercialisti presenti a quei consessi.

Oltretutto, il dialogo tra i due vertici ha prodotto, anche nel recente passato, tangibili risultati.
Penso, ad esempio, alla nota questione della cessione delle quote di srl – dove l’Agenzia delle Entrate è stata più che sollecita nel rendere operativamente possibile un’opportunità professionale restituitaci dal Legislatore nel 2008 – ovvero alla risoluzione emanata dall’Agenzia delle Entrate sulla legittimità dello scomputo delle ritenute non certificate dai sostituti d’imposta, anticipata dal Direttore Befera in occasione del nostro Congresso di Torino o, infine, alla circolare sulla compensazione dei debiti fiscali e contributivi degli studi associati con i crediti IRPEF dei soci, che ha evitato un’ingiusta penalizzazione dei professionisti in un periodo di crisi economica.
Altro si è fatto, ma molto di più si poteva fare.

Venendo al presente, la situazione economica in cui si trova il nostro Paese esige un riavvio del dialogo e, soprattutto, la collaborazione tra i vertici della nostra categoria e l’Agenzia delle Entrate.
E allora, cosa si può fare assieme? Credo che le direttrici sulle quali muoversi possano essere le seguenti.

Anzitutto, occorrerà perseguire la strada della semplificazione degli adempimenti. È evidente il crescente numero di informazioni che siamo sempre più frequentemente tenuti a comunicare all’Amministrazione finanziaria per conto della nostra clientela.
In proposito, sarebbe utile che il nostro Consiglio nazionale chiedesse alla base – anche avvalendosi degli Ordini territoriali – di segnalare quegli adempimenti che, nel rispetto delle prerogative dell’Agenzia delle Entrate, si reputano semplificabili o eliminabili.
E le istanze di semplificazione, prodotte dai singoli colleghi e mutuate poi dal nostro vertice di categoria, dovrebbero essere discusse con l’Agenzia delle Entrate, per essere varate in breve tempo.
Non c’è alcun costo nella semplificazione fiscale, di cui si avvantaggia tutta la collettività.

Le semplificazioni dell’esistente debbono poi essere affiancate dalle nostre proposte.
Nello svolgimento della professione, viviamo quotidianamente problemi irrisolti sul piano fiscale, la cui soluzione porterebbe evidenti vantaggi alla collettività.
Penso, ad esempio, alle procedure concorsuali, ove la questione fiscale è cruciale ma è, tuttavia, marginalizzata.
In questo campo, l’interlocuzione tra la nostra professione e l’Agenzia delle Entrate è necessaria non solo per evitare errori che sono frequenti – es. il fatto che molti nostri colleghi curatori fallimentari, e quindi pubblici ufficiali, si trovino iscritti a ruolo per imposte dovute dal soggetto fallito per i periodi nei quali questo era in bonis – ma anche per permettere all’Erario una soddisfazione celere, anche se spesso parziale, dei propri crediti. 

Infine, lotta all’evasione, al sommerso e all’elusione fiscale, le tematiche più delicate nel rapporto tra il CNDCEC e l’Agenzia delle Entrate.
Personalmente, sono dell’avviso che occorra anzitutto favorire le sinergie su quello che unisce i vertici dell’Agenzia e il nostro Consiglio nazionale, piuttosto che porre l’accento su quanto, sia pur legittimamente, li divide.
Insomma, fuori dal politichese, è bene che venga ribadito a gran voce che “chi evade è un parassita della società”, che i commercialisti sono dalla parte dei contribuenti, ma non dalla parte degli evasori, e che alle parole e agli slogan facciano seguito i fatti. 

Credo che la recentissima campagna pubblicitaria dell’Agenzia delle Entrate, la cui sintesi è validamente rappresentata dal virgolettato che ho appena citato, avrebbe dovuto essere fatta in sinergia con la nostra professione.
Mettere la faccia, insieme, commercialisti e Agenzia delle Entrate, nella lotta all’evasione e al sommerso, avrebbe fatto bene all’immagine di entrambi i players e, dunque, del Paese.

Sempre per parlar fuor di metafora, ritengo opportuno proseguire nella collaborazione con l’Agenzia partendo dal redditometro, assicurando la nostra adesione per il suo successo, monitorandone poi il funzionamento e le sue implementazioni.
A mio sommesso avviso, quella del redditometro è la migliore intuizione-proposta del nostro attuale Consiglio nazionale, che ha visto l’Agenzia delle Entrate positivamente reattiva.
E sono altrettanto convinto che il definitivo varo di questo strumento dovrebbe essere fatto di concerto tra la nostra professione e l’Agenzia delle Entrate, avendo come obiettivo sacrosanto quello di “pagare meno, pagare tutti”.

In questo contesto, non lo nego, potrebbero restar fuori alcune delle grandi questioni che, attualmente, vedono contrapporsi la nostra professione all’Amministrazione finanziaria, come l’abuso del diritto o l’anti-economicità di talune operazioni imprenditoriali.
Sono però convinto che su questi grandi temi la parola “fine”, se mai sarà scritta, sarà prerogativa del Legislatore e non certo delle parti in causa.
Insomma, è tempo, a livello nazionale, di riprendere il dialogo tra i vertici della nostra professione e dell’Agenzia delle Entrate, quel dialogo che, invece, non si è mai interrotto e prosegue a livello territoriale tra i vari Ordini e l’Amministrazione finanziaria periferica, e del quale l’Ordine di Roma porta significativa testimonianza nei rapporti con le tre Direzioni Provinciali di Roma e la Direzione Regionale del Lazio.

E per sapere da dove riprendere il dialogo interrotto, suggerisco di partire dal gustosissimo filmato “Intervista doppia” ad Attilio Befera e Claudio Siciliotti del 3 giugno 2009, disponibile tra i video della Web TV del sito del nostro Consiglio nazionale.
Molto di quanto ho scritto è mutuato da quel video, che oggi sottotitolerei: “Giusti son due e non vi sono intesi” (Dante, Inferno, VI Canto).


Gerardo Longobardi
Presidente ODCEC di Roma

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