Il «patto leonino» dei dottori sulla previdenza dei ragionieri
Spettabile Redazione,
ho letto con interesse l’intervista al Presidente uscente dell’UNGDCEC, Luigi Carunchio (si veda “Carunchio: «Non basta indignarsi, noi a Parma porteremo proposte concrete»” del 20 ottobre). Concordo con lui e con il vostro Direttore sulla lotta contro “i diritti acquisiti”, ma solo nell’ipotesi in cui questi vadano a ledere i futuri diritti di altri e/o, comunque, si presentino di difficile sostenibilità.
Spesso ho dibattuto su questo tema tanto caro ai sindacati portando l’esempio di un’azienda che va in fallimento. Anche qui ci sono diritti acquisiti dai creditori, ma alla fine gli stessi devono accontentarsi di ciò che c’è. Quindi credo sia giusto parlarne prima, per non avere brutte sorprese poi.
Non sono invece assolutamente d’accordo con Luigi Carunchio laddove critica il comportamento della Cassa Ragionieri, quando, per risolvere i propri problemi di sostenibilità, cerca nuovi iscritti in altre professioni.
Forse si dimentica che sono proprio i Dottori commercialisti a creare problemi di sostenibilità alla Cassa Ragionieri, laddove pretendono che tutti i nuovi iscritti all’Ordine dei Dottori commercialisti e degli esperti contabili versino i loro contributi solo alla Cassa dei Dottori Commercialisti.
Gentilissimo Dottor Carunchio, questo comportamento della Vostra categoria mi sa tanto di “patto leonino”. Esistono anche le ragioni degli altri.
Roberto Perito
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Bologna
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