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LETTERE

Non servono nuove Authority, ma buone leggi rispettate da tutti

Giovedì, 29 dicembre 2011

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Caro Direttore,
confesso che sono davvero allibito per questa ondata di indignazione contro corruzione, sperperi e ruberie nel nostro Paese. Dov’erano gli italiani, dov’eravamo noi commercialisti, che sembriamo ora i paladini della buona e corretta gestione della cosa pubblica (e anche di quella privata), quando avvenivano queste cose?

Come ha scritto di recente il Corriere della Sera, quello che stupisce è che, quando se ne parla, “tutti sapevano”. Il Corriere ne riferisce a proposito di don Verzè, dei debiti del S. Raffaele, delle megalomanie del fondatore, delle fatture gonfiate e puntualmente pagate dalla Regione Lombardia, delle coperture politiche e così via.
La stessa osservazione vale, però, per tutta la gestione pubblica.

Tutti sapevano (e sanno o dovrebbero sapere) che l’Italia è l’unico Paese che, pur avendo sottoscritto la Convenzione delle Nazioni Unite contro la Corruzione, adottata dall’Assemblea generale con la risoluzione n. 58/4 del 31 ottobre 2003 e aperta alla firma a Merida dal 9 all’11 dicembre 2003, non ha poi provveduto a ratificarla.
Tutti sanno che il relativo disegno di legge di autorizzazione alla ratifica e di conseguente modifica di norme penali giace da anni nei cassetti del Parlamento.

Ricordo, altresì, che nella Convenzione è previsto anche il reato di corruzione privata, fenomeno tutt’altro che sconosciuto nel nostro Paese e che colpisce pesantemente vari settori della vita economica.
Se si chiedeva a qualche parlamentare il motivo di tale insabbiamento, ecco la pronta risposta: “Non vorrai mica che mandiamo in galera mezzo Governo!”.
Tutti sapevano, ma chi ha denunciato tutto questo (a parte il solito Travaglio e pochi altri, regolarmente bollati come “disfattisti”)?

Rileggiamo attentamente anche la nostra stampa, come Press ed Eutekne.info, e cerchiamo quando e come tutto questo è stato denunciato.
Delle due l’una: o io sono particolarmente distratto o non se n’è mai parlato. Siamo sinceri: la nostra tolleranza ha rasentato, o forse è diventata, complicità.

Una preghiera, allora: non inventiamoci nuove autorità o agenzie, con nuove poltrone e nuovi sperperi. Pensiamo a fare buone leggi e ad applicarle nei confronti di tutti.


Giancarlo Tomasin
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Venezia


***


Caro Collega,
è proprio perché il tuo ragionamento non fa una piega che sarebbe opportuno un sano ricambio generazionale nella classe dirigente di questo Paese.
Un ricambio che dovrebbe essere sostenuto e sponsorizzato anzitutto da quanti, più avanti negli anni, hanno subìto e non promosso un certo stato di cose.

In una recente intervista, l’ex Ministro Giulio Tremonti, tra tante affermazioni che avrebbero fatto arrossire anche il più scafato giocatore di poker del mondo (tipo: la manovra di questo Governo non va bene perché è tutta tasse e niente crescita), ha lanciato una provocazione sacrosanta: alle prossime elezioni, bisognerebbe attribuire a ciascun giovane due schede elettorali.

Per quanto riguarda il nostro quotidiano, essendo estremamente giovane a sua volta (festeggeremo a febbraio due anni), siamo liberi da un passato di reticenze di qualsivoglia genere e continueremo a scrivere in modo tale da non poterne annoverare neppure in futuro.

Per quanto riguarda l’ipotesi di istituire nuove Authority, l’Agenzia delle uscite è un filone che può funzionare sia come proposta concreta, sia come semplice provocazione: a seconda delle inclinazioni personali si può privilegiare l’una o l’altra matrice, ma sul fatto che meriti di essere rilanciata, per cercare di riportare un po’ di quell’equilibrio che oggi assolutamente manca nel rapporto tra Stato e cittadino, credo di poter dire che ne vale davvero la pena.


Enrico Zanetti
Direttore Eutekne.Info

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