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Domenica, 11 maggio 2025

LETTERE

Revisori degli Enti locali senza pace

Martedì, 7 febbraio 2012

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Spettabile Redazione,
la “mano invisibile”, ricorderà chi ha letto e studiato Adam Smith, è una metafora da lui creata per rappresentare la Provvidenza, grazie alla quale, nel libero mercato, la ricerca del proprio egoistico interesse, gioverebbe, nel lungo periodo, all’interesse sociale, trasformando vizi privati in pubbliche virtù. Le moderne teorie economiche hanno poi sconfessato tale teoria perché ritenuta impossibile, a meno di condizioni specifiche, la sua realizzazione nel mercato reale. A quanto pare però, nella proliferazione legislativa in corso del nostro Governo, la mano invisibile esiste! E lo dimostriamo con dati di fatto.

Ripercorriamo ad esempio le sorti legislative dei criteri di nomina dei revisori dei conti degli Enti Locali.
L’art 16, comma 25 del DL 138/2011 stabiliva che, a decorrere dal primo rinnovo dell’organo di revisione successivo all’entrata in vigore del decreto, ovvero il 13 agosto scorso, i revisori dovevano essere “estratti” da un elenco nel quale potevano essere inseriti, a richiesta, i soggetti iscritti al Registro dei revisori legali o, in alternativa, all’Albo dei dottori commercialisti ed esperti contabili. La norma rinviava poi ad un decreto del Ministro dell’Interno che, entro 60 giorni, ovvero entro l’11 novembre scorso, disponesse i criteri d’inserimento nel suddetto elenco sulla scorta di tre principi: rapporto tra anzianità di iscrizione in Albi o registri e popolazione del Comune; aver presentato, in precedenza, una richiesta per svolgere attività di revisione negli enti locali; possesso di qualificazione professionale specifica in materia di contabilità pubblica e gestione economica e finanziaria degli enti territoriali.

Dopo l’entrata in vigore del DL 138/2011, in attesa del decreto attuativo di novembre, sono stati scritti fiumi d’inchiostro, questa volta da “mani molto visibili” di professionisti operanti nel settore, che tentavano, con ironia più o meno velata, di fornire suggerimenti ad una norma un po’ stravagante quanto imprecisa, per migliorare un provvedimento necessario, ma emanato in maniera frettolosa ed inadeguata, che certo non migliorava i veri nodi delle nomine.
Tuttavia, proseguendo nel tormentone legislativo, entro l’11 novembre il decreto attuativo non nasce e si cominciano a porre i primi problemi operativi sul rinnovo dei revisori, per quegli Enti che, dopo l’approvazione del DL 138, si trovavano nella necessità di operare. E qui son cominciati i comportamenti più disparati e le domande sul come agire: applicazione della prorogatio per i collegi scaduti? Quale termine di proroga, oltre i 45 giorni? Applicazione delle vecchie regole per procedura di nomina e durata del mandato?

Così, nella confusione e nella libera interpretazione applicativa, siamo arrivati fino a sabato 21 gennaio 2012, quando leggo che sarebbe stato firmato il famoso decreto attuativo (quello dei 60 giorni scaduti a novembre!) da parte del Ministro dell’Interno. Neppure il tempo di ricercare il testo di legge, ricerca apparsa inutile a un commercialista medio come me, che, ed arriviamo al dunque, la mano invisibile compie il misfatto. Non si sa chi, come, perché, ma nonostante la norma, firmata dal Ministro, avesse tagliato il suo traguardo finale, il DL 216/2011 (“Milleproroghe”) viene corretto al last minute dalle Commissioni riunite della Camera e dalla mano invisibile, con un emendamento che imbarca, sulla giostra dei rinvii, anche il famoso comma 25, per nove mesi.

Davvero strabiliante, come non credere ad Adam Smith ed alla sua mano invisibile?
Uno stuolo di professionisti, tutti dello stesso avviso, chiedono e suggeriscono da tempo variazioni ai meccanismi di nomina dei Revisori ed a molto altro della loro attività, il Ministro firma un decreto attuativo che aveva anche apportato delle modifiche ai discussi provvedimenti, ma in contemporanea, lo slittamento pare l’unica imprevista strada, con buona pace di tutti. O di pochi... O di nessuno!
A parte le considerazioni di ordine giuridico, restiamo davvero sconcertati, vorremmo solo capire la logica di questo continuo andirivieni normativo. Le leggi non sono coperte corte da tirare a seconda di quale parte del corpo ha più freddo o reclama di più!

Noi professionisti non ci sfiancheremo, saremo sempre vigili, non abbasseremo la guardia, ma rischiamo davvero di rimetterci la salute mentale. E, soprattutto, di lavorare sempre peggio, perdendo la passione che ci ha sempre animati e deve continuare a farlo. L’autorevolezza accresce l’autorità dandole sostanza. Se questo Paese, in preda allo smarrimento della crisi, davvero vuol tornare ad essere autorevole, non può permettersi queste disattenzioni. Dare certezza ai cittadini e ai professionisti, che combattono in prima linea ogni santo giorno, è un obbligo, non un caso. Ne abbiamo davvero bisogno.


Carmela Boleto
Consigliere ODCEC di Bari

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