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LETTERE

Terremoto in Emilia: per le popolazioni colpite, l’emergenza continua

Venerdì, 6 luglio 2012

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Caro Direttore, 
a distanza di oltre un mese dal terribile sisma che ha colpito l’Emilia, abbiamo la netta sensazione che l’attenzione vada scemando, quasi che la situazione fosse sotto controllo o in via di risoluzione. Non è così, e come Associazione abbiamo potuto appurarlo direttamente grazie al costante aggiornamento dei colleghi che vivono nelle zone interessate dal terremoto.

La ricostruzione è lontana dal partire: le uniche risorse economiche certe sono quelle pervenute ai Comuni, alla Protezione civile e agli altri enti grazie al contributo di privati cittadini e di associazioni.
Anche l’Associazione Nazionale Commercialisti intende fare la sua parte ed è per questo che si sta attivando al fine di promuovere una raccolta fondi per la ricostruzione di una scuola nel piccolo Comune di Camposanto, in provincia di Modena. L’ANC, dopo che saranno stati sottoscritti i protocolli d’intesa con l’amministrazione comunale, è pronta ad adoperarsi per dare il più ampio risalto possibile all’iniziativa, nella speranza di riuscire a dare a questa piccola comunità un tangibile aiuto.

I problemi causati dal terremoto del 20 e 29 maggio scorso sono veramente gravi e, confrontandoci con i colleghi, gli operatori economici, i cittadini delle zone colpite dal sisma, ciò che emerge in maniera preponderante è la percezione di un certo disinteresse o, quantomeno, di una minimizzazione della situazione da parte del mondo politico, con una sottostima degli effettivi danni subiti dalla zona colpita dal terremoto.

Certamente non è facile trovare soluzioni, stante l’entità dei danni e il momento di grave recessione del Paese. Ciononostante, riteniamo che da parte dello Stato gli interventi economici da realizzare nel territorio terremotato dovrebbero essere concepiti come investimento nell’ambito di un tessuto economico che è altamente produttivo. È importante ricordare, infatti, che il distretto colpito produce il 10% del PIL nazionale, con un gettito annuo di circa 5 miliardi di euro

Se è vero che le soluzioni non sono facili, è altrettanto vero che i provvedimenti finora adottati sono senza dubbio inadeguati e incapaci di incidere fattivamente rispetto a una situazione la cui gravità è estrema.
Si pensi, ad esempio, all’Ordinanza n. 2 del 2 giugno 2012 della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Tale Ordinanza stabilisce che i titolari di attività produttive (aziende, studi professionali, ecc.) debbano acquisire per gli immobili, indipendentemente dai danni subiti, la certificazione di agibilità sismica rilasciata da un professionista abilitato e depositare detta certificazione presso il Comune territorialmente competente. Alla luce di questo, tutte le attività con sede nelle zone terremotate, anche se non danneggiate, di fatto dal 2 giugno hanno dovuto interrompere la propria attività, oltre a doversi accollare l’onere economico della certificazione di agibilità.

Così come ben poco “agevolativo” appare il Decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze 1° giugno 2012 relativo a “Sospensione, ai sensi dell’articolo 9, comma 2, della legge 27 luglio 2000, n. 212, dei termini per l’adempimento degli obblighi tributari a favore dei contribuenti colpiti dal sisma del 20 maggio 2012, verificatosi nelle province di Bologna, Ferrara, Modena, Reggio Emilia, Mantova e Rovigo”, con il quale, di fatto, si riconosce una sospensione di adempimenti e pagamenti limitatamente al periodo che va dal 20 maggio al 30 settembre 2012.
In realtà, per garantire concretamente un sostegno alle attività di queste zone, sarebbe stato opportuno prevedere una proroga ben più ampia, una successiva rateazione a lungo termine di quanto dovuto e la sospensione di tutti gli adempimenti telematici, civilistici e amministrativi compresi, e non solamente fiscali.  

La stessa “geografia” dei Comuni danneggiati e, quindi, soggetti alla sospensione dei termini, lascia spazio a non poche perplessità, laddove esclude cittadine – per citarne alcune – come Modena e Ferrara, danneggiate al pari di Comuni compresi nell’elenco.
L’opportunità di un intervento urgente da parte del Legislatore è assolutamente palese, anche perché la ripresa dell’economia rappresenta una priorità, se non si vuole correre il rischio di compromettere, in modo irreversibile, il tessuto produttivo dei territori interessati. 

I termini di sospensione di pagamenti e adempimenti dovrebbero essere immediatamente allungati, come pure dovrebbero essere stanziati da subito fondi finalizzati alla ripresa della produzione e all’avvio della ricostruzione. Si profila, inoltre, l’opportunità di una sospensione del patto di stabilità, che permetta ai Comuni di disporre delle risorse finanziarie da destinare alla ricostruzione degli edifici pubblici, scuole in primis.

Le istituzioni sono chiamate a dare un segnale forte in tal senso. L’evento drammatico che si è verificato dovrebbe far comprendere l’importanza dell’emanazione di un provvedimento legislativo, invocato in più occasioni dalla nostra Associazione, a carattere definitivo in forza del quale il Paese possa avere gli strumenti per affrontare con tempestività le situazioni di emergenza, prevedendo proroghe fiscali, sgravi, esoneri da adempimenti e ogni altra misura utile.  

Le popolazioni che nel nostro Paese, fino ad oggi, sono state colpite da terremoti e da altre calamità naturali purtroppo non hanno potuto contare su un simile provvedimento; per il futuro però, anche in considerazione della stessa struttura geologica del nostro territorio, è doveroso che il Legislatore intervenga per colmare questo ingiustificato vuoto normativo. 

L’ANC seguirà con costante impegno l’evolversi della situazione, facendosi carico delle istanze che perverranno dai colleghi delle zone colpite e attivandosi per sensibilizzare la politica e le istituzioni.


Miriam Dieghi
Segretario Politico ANC

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