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EDITORIALE

Si chiude una storia, se ne apre un’altra

/ Enrico ZANETTI

Sabato, 22 dicembre 2012

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Già dalla fine dello scorso luglio, questo giornale ha scelto di fare tre passi indietro dalla pessima competizione elettorale per il rinnovo del CNDCEC che già allora si andava profilando.
Ci siamo limitati alle notizie, azzerando commenti di parte e interventi di tifosi, elettori e spettatori.

Quella della non ricandidatura di Claudio Siciliotti, alla “ripetizione” delle elezioni indetta per il prossimo 20 febbraio 2013, è oggettivamente una notizia di prima grandezza che, in quanto tale, merita almeno un commento da parte di chi ha l’onore e l’onere di dirigere un quotidiano che, fin dalla sua intestazione, si qualifica con orgoglio come “Quotidiano del commercialista”.

Lo diciamo noi prima che lo pensiate voi: un commento, il nostro, tacciabile di scarsa obiettività, stante il saldo, saldissimo legame di stima che ci lega al Presidente uscente e che va ben oltre uno o più libri scritti a quattro mani.
Vorrà dire che, alla vacillante obiettività dello scrivente, soccorrerà l’oggettività indiscutibile di quelle poche, pochissime cose che scriveremo.

Claudio Siciliotti ha interpretato il ruolo di Presidente di una libera professione con un carisma e una capacità di attrarre attenzione anche da fuori degli angusti recinti del mondo ordinistico che non si era mai vista in passato e difficilmente si vedrà in futuro.
Come tutti ha commesso errori, primo fra tutti il narcisismo della bravura, tale per cui si finisce col credere che la stima per le qualità che si possiedono e l’apprezzamento per quanto di buono si riesce a fare possano anche in Italia valere di più, ai fini della creazione del consenso, della disponibilità a dialogare con tutti e non soltanto con quelli ritenuti, giustamente o presuntuosamente, meritevoli; perché, alla fine, i voti si sommano, non si pesano.

È stato sfortunato nell’incocciare il periodo più drammatico della storia del Paese dal dopoguerra: tolti i primi mesi del 2008, giocati all’attacco, si è sistematicamente ritrovato, insieme a tutta la sua squadra, a inseguire e tentare di scongiurare, solo a volte con successo, provvedimenti che minavano certezze e mettevano in discussione spazi economici per la categoria da lui presieduta.
Non sta a noi dire se le ciambelle riuscitegli con il buco siano state di più o di meno di quelle senza.

Di certo, perlomeno ora che non ci sono più voti da contendergli, tutti possono tornare a riconoscergli qualità umane e capacità di visione ben superiori a quelle di tanti rappresentanti di singole categorie o attori della politica generale.
Non si fosse ricandidato, avrebbe fatto innanzitutto un favore a se stesso.
Recupera oggi, con gli interessi, facendo per primo un passo indietro.

Si chiude una storia, se ne apre un’altra.
Per Claudio Siciliotti, perché non vi è dubbio che, se né lui né altri sono indispensabili per la categoria, è altrettanto vero che per una persona come lui la categoria è, a sua volta, meno indispensabile di quanto lo sia per altri.
Per la categoria, perché tra un paio di mesi avrà un nuovo Presidente nazionale che raccoglierà comunque un’eredità non facile per le capacità che dovrà dimostrare, prima ancora che per le circostanze, a dir poco complesse, con cui si dovrà misurare.

A chi si presenterà o ripresenterà, un grande in bocca al lupo.
A tutta la categoria, l’augurio che tutti abbiano imparato la lezione.
A Claudio Siciliotti, semplicemente il grazie di quanti riterranno di dirglielo, ma nella consapevolezza che questi sì che si pesano e non si contano.

(Twitter @enrico_zanetti)

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