Lancio a Parlamento e Governo una serie di proposte per scelte fiscali più oculate
Gentile Direttore,
dopo aver letto su Eutekne.info un recente intervento in materia di pressione fiscale troppo elevata (si veda “Le vere priorità nella riduzione del carico fiscale” dell’8 maggio), mi permetto di sollevare, tramite la vostra testata, alcune tematiche che mi stanno a cuore e spero possano essere portate all’attenzione dei parlamentari e degli attuali membri di Governo.
Prima di tutto, segnalo il nodo dell’agevolazione fiscale in fase di acquisto prima casa, che, se risolto, potrebbe dare nuova linfa al mercato immobiliare.
Mi spiego meglio. È necessario eliminare l’assurdo vincolo che prevede per un acquirente la necessità di trovarsi, al momento del rogito prima casa, senza proprietà di altra prima casa per godere delle agevolazioni fiscali. Basterebbe dire che chi rogita un immobile con il preciso scopo di adibirlo a prima casa (abitazione principale) debba, entro 12-18 mesi, cedere l’immobile precedentemente acquistato con i relativi benefici. In difetto di ciò, dovrà versare, decorso tale termine, la differenza tra imposta agevolata (IVA o registro che sia) all’Erario, entro un mese.
In tal modo, si agevolerebbe la circolazione degli immobili, perché molti contribuenti sono scoraggiati dall’intraprendere operazioni immobiliari proprio dalla normativa vigente, particolarmente stringente in momento di crisi come quello attuale, anche se il problema esposto ha sempre costituito un grosso ostacolo anche in passato, costringendo chi deve vendere per rogitare un altro immobile a mille peripezie inutili.
Un altro possibile beneficio per il boccheggiante mercato immobiliare sarebbe poi un’agevolazione da riservare alla permuta immobiliare abitativa tra impresa e privato alla stregua della permuta tra due privati, cioè tassando solo l’operazione a valore maggiore. In tal modo, si risolverebbero non pochi intoppi, facilitando le compravendite.
Inoltre, l’aliquota previdenziale dovrebbe essere improntata per tutti a un criterio progressivo. È veramente imbarazzante e assurdo che un contribuente che in tempo di crisi consegua ad esempio un utile professionale (cassa separata in questo caso) di 20.000 euro, si trovi a dover versare per la propria previdenza 5.600 euro oltre alle imposte dovute. È evidente che un soggetto in difficoltà economica che deve “sopravvivere” con questi utili o utili inferiori deve poter avere di che vivere prima di pagare per la previdenza, che, come detto, andrebbe graduata ad aliquote crescenti per scaglioni sulla falsariga dell’IRPEF.
La cedolare secca, ancora, non può avere un’aliquota unica per chi ha 1-2 appartamenti e per chi ne ha 50, perché in questo caso, oltre a venir meno un principio costituzionale (ognuno deve contribuire in proporzione alla propria capacità di reddito), si rinuncia a gettito che dovrebbe venire proprio da coloro che possono permettersi il sostenimento di imposte maggiori, mentre si garantiscono loro benefici esagerati rispetto a posizioni di rendita.
Infine, mi chiedo se non sia possibile, per il Ministero delle Finanze, scegliere un momento più “felice” per inviare i controlli formali delle dichiarazioni, anziché in periodo “caldo”. Viene da pensare che la cosa non sia casuale e che il momento caotico favorisca un certo “difetto” da parte del contribuente, garantendo gettito anche dove non dovuto. L’invio dei controlli in altri momenti sarebbe un atto di civiltà fiscale nei confronti di noi “manovali” del Fisco e non credo con grossi disguidi in capo all’Amministrazione finanziaria.
Giorgio Manfioletti
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Trento
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