Il «Jobs Act» e la semplificazione mancata del DURC
Gentile Redazione,
mentre continua l’iter parlamentare del “Jobs Act”, sul quale sono state proposte variazioni che riguardano il numero delle “proroghe” ammesse per i contratti a termine, la percentuale del tetto del 20% e la base di computo di tale percentuale, il diritto di precedenza e le modalità di comunicazione al lavoratore, nonché, sull’apprendistato, il “ritorno” della formazione obbligatoria di competenza delle Regioni e il PFI “molto semplificato”, i Commercialisti ancora una volta richiamano l’attenzione del Governo ad una reale “razionalizzazione e semplificazione” delle norme, principio ispiratore del DL 34/2014 che non sembra al momento raggiunto.
Già nel documento predisposto dal Gruppo ODCEC Area Lavoro e inviato alle Camere per alcune proposte agli emendamenti sugli articoli del “Jobs Act”, la maggiore attenzione era stata rivolta all’art. 4 del decreto, che prevede modifiche in tema di “semplificazione del documento di regolarità contributiva”.
Ma su questo aspetto sembra che non ci sia alcun dibattito in corso e, anche se nel frattempo lo slittamento al 15 maggio prossimo della procedura del “DURC interno” per l’INPS è stato un segnale di attenzione alla categoria dei professionisti, il rinvio non fa altro che procrastinare un problema di non semplice soluzione per l’Istituto. E non solo i commercialisti nutrono grande preoccupazione in tal senso, considerato che non si intravedono gli effetti di una reale “semplificazione e razionalizzazione” del sistema che tanto si aspettava.
Infatti, la verifica della regolarità “in tempo reale” e per “via esclusivamente telematica” non è vista di buon occhio neanche dagli altri operatori del mondo del lavoro e dagli stessi funzionari, atteso che l’attuale situazione degli archivi degli Enti preposti alla verifica, non sempre attendibili e soprattutto non collegati, potrebbe avere effetti negativi anche su quelle aziende “regolari”, la cui posizione non potrà essere riscontrabile a causa degli archivi non aggiornati in tempo reale.
E non sembra sia in discussione neanche l’ulteriore criticità evidenziata in merito alla consultazione degli archivi informatici con riferimento alla verifica delle “pregresse irregolarità di natura previdenziale e in materia di tutele delle condizioni del lavoro considerate ostative alla regolarità”, considerato che su quest’ultimo punto non è prevista una “unica banca dati nazionale” che possa accogliere la prescritta “Autocertificazione per il godimento dei benefici normativi e contributivi” prevista dall’art. 9 del DM 24 ottobre 2007.
In conclusione, se il processo di semplificazione di cui al decreto 34/2014 verrà attuato dalle Amministrazioni “con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili [...] e comunque senza maggiori oneri per la finanza pubblica”, così come previsto al comma 6 dell’art. 4, i Commercialisti chiedono veramente una maggiore attenzione alle loro istanze, perché la politica di spending review della Pubblica Amministrazione non può ribaltare sui professionisti/intermediari i “maggiori oneri indiretti” sulla gestione di un costo del lavoro già abbastanza oneroso per le aziende.
Lorena Raspanti
Presidente Commissione Lavoro Odcec Catania e componente Area Scientifica Gruppo Odcec Area Lavoro
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