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LETTERE

Dovremmo rifiutarci di indicare i dati delle lettere di intento in dichiarazione

Giovedì, 28 gennaio 2016

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Gentile Redazione,
mi ritrovo a scrivere nuovamente una lettera pubblica dopo che ho realizzato il contenuto del quadro VI della dichiarazione IVA. Le istruzioni recitano:
“QUADRO VI
Il quadro, di nuova istituzione, è riservato ai fornitori di esportatori abituali. Nel quadro è richiesta l’esposizione dei dati contenuti nelle dichiarazioni di intento ricevute, prevista dall’articolo 1, comma 1, lettera c), del decreto-legge n. 746 del 1983, come modificato dall’articolo 20 del decreto legislativo n. 175 del 2014”.

Mi domando se è un’ennesima presa in giro, ma soprattutto quello che irrita è la mancanza di rispetto per il tempo altrui e per i soldi dei nostri clienti, che si vedono costretti a pagare un adempimento follemente inutile. Questi dati sono in possesso dell’Agenzia delle Entrate e il protocollo lo ha rilasciato l’Agenzia stessa!!!
Io sono sempre disponibile a collaborare con gli Uffici dell’Agenzia delle Entrate e quando mi si chiede la copia della dichiarazione dei redditi in fase di verifica, la presento prontamente... ma qui si esagera!

Quei dati sono già a disposizione dell’Agenzia delle Entrate e mi domando che valore aggiunto dia al cliente, ma soprattutto all’Amministrazione finanziaria, inserire protocolli a 20 o più cifre.

Lo Statuto del contribuente recita all’articolo 6 (Conoscenza degli atti e semplificazione) comma 4:
“Al contribuente non possono, in ogni caso, essere richiesti documenti ed informazioni già in possesso dell’amministrazione finanziaria o di altre amministrazioni pubbliche indicate dal contribuente. Tali documenti ed informazioni sono acquisiti ai sensi dell’articolo 18, commi 2 e 3, della legge 7 agosto 1990, n. 241, relativi ai casi di accertamento d’ufficio di fatti, stati e qualità del soggetto interessato dalla azione amministrativa”.

Quindi perché non rifiutarci fermamente e formalmente, tramite gli opportuni canali istituzionali, a questo inutile e costoso (anche in termini di tempo) adempimento?
Tra l’altro, se non si possono chiedere queste informazioni, non possono neppure essere irrogate sanzioni (o sbaglio?). Quindi non ci sarebbe danno per nessuno e, con un’opportuna informazione, i nostri clienti potrebbero finalmente constatare che davvero i dottori commercialisti ed esperti contabili lavorano nell’interesse dei propri assistiti!

Su questo mio ragionamento, invito i nostri referenti nazionali a un opportuno e sollecito ragionamento.
“Buon” lavoro. Come augurio!


Augusto Fumagalli
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Como

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