Altro che aumento dell’IVA, si dovrebbe abbassare l’imposta di registro
Gentile Redazione,
faccio seguito all’articolo del collega Bevacqua (si veda “Un nuovo aumento dell’IVA sarebbe la strada più comoda, ma più iniqua” di ieri) per confermare che sarebbe una follia l’ulteriore aumento dell’aliquota IVA (in quanto sarebbe un ulteriore incentivo all’evasione) come del pari ritengo una follia la progressione avuta negli ultimi anni dalle agevolazioni che, sempre più oggetto di lobbies e sempre più contorte nell’applicazione, necessitano sempre più di chiarimenti e delucidazioni.
Vorrei aggiungere che oltre al principio di progressività le imposte devono essere improntate al principio di economicità dei controlli e di semplicità di applicazione in relazione al gettito delle stesse.
Al riguardo, di recente ho letto alcuni dati relativi al gettito di ciascuna imposta e alla relativa evoluzione dal 2006 al 2015. Devo ammettere che sono rimasto stupefatto di quanto basso sia il gettito dell’imposta di registro. Mi è recentemente capitato un caso dove tre eredi hanno ceduto un terreno edificabile a un prezzo inferiore alla precedente perizia e al valore messo in dichiarazione di successione, stufi di pagare l’IMU e di avere il capitale indiviso tra fratelli verso i 60 anni. L’Ufficio ha regolarmente accertato un maggior valore, argomentando in 30 pagine tutte le indagini svolte per sostenere il maggior valore.
Tralasciando il fatto che si colpisce una capacità contributiva inesistente, mi chiedo quanto tempo abbia passato l’Ufficio per effettuare quell’indagine e se nel frattempo avesse potuto perseguire una evasione effettiva.
Ciò per invitare il legislatore a ripensare l’imposta di registro in senso contrario alla modifica del 2014, dimezzando o addirittura abbassando l’aliquota al 2% da applicare sulla rendita catastale.
Si toglierebbe un’imposta che blocca la circolazione dei beni immobili gravando come un macigno sulla circolazione del patrimonio immobiliare e si incentiverebbe la dichiarazione dell’effettivo valore dell’immobile data la limitatezza delle aliquote che non renderebbero conveniente l’evasione.
Basta fare un giro per qualsiasi città per vedere la terribile situazione di degrado e di abbandono in cui versa buona parte del patrimonio immobiliare. Se non ci fosse l’imposta di registro si potrebbe smobilizzare più facilmente gli immobili da chi non vuole o non ha i soldi per ristrutturarli a chi invece potrebbe destinare i soldi risparmiati dall’imposta di registro alla ristrutturazione.
Probabilmente l’aumento degli scambi che deriverebbe consentirebbe di mantenere lo stesso gettito dell’imposta. Ma permetterebbe di dirottare il personale dell’Agenzia verso altri controlli più proficui in termini di gettito.
Del pari mi chiedo quanto personale dell’Agenzia venga utilizzato inutilmente, cioè per conseguire un gettito limitato, per gestire atti che possono avere la certezza con altri mezzi, togliendo quel concetto ottocentesco della registrazione ai fini della certezza dell’atto.
Penso agli atti societari che potrebbero “acquistare la certezza” con il solo deposito presso il Registro Imprese, oppure atti immobiliari con il deposito presso la conservatoria, ecc.
Per tali atti si può stabilire un’imposta fissa o percentuale, ma applicata su un valore di facile determinazione e pertanto facilmente controllabile.
Spero di suscitare una riflessione da parte dei colleghi.
Giovanni Garbelotto
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Treviso
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