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LETTERE

Per lottare contro la reale evasione è necessaria una riforma del contenzioso

Mercoledì, 15 marzo 2017

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Gentile Redazione,
la sentenza della Cassazione n. 6185/2017 (si veda “Differenze inventariali anche minime legittimano l’accertamento” dell’11 marzo) rientra senz’altro nel 90,9% delle sentenze favorevoli al Fisco citate da Rossella Orlandi.
A tutta evidenza si tratta di una sentenza redatta da qualcuno che non ha la minima idea di cosa sia la gestione aziendale e non trovo altre parole per definirla se non “terrorismo fiscale”.

Un sistema che produce simili aborti giuridici ha i risultati che abbiamo da anni avanti agli occhi: poiché un corretto comportamento non protegge da pretese assurde, con sanzioni abnormi spesso in grado di portare in default un’impresa, portate avanti da funzionari che hanno come unico obiettivo il budget e asseverate da giudici incompetenti, gli incentivi all’evasione sono fortissimi e nessuna comunicazione, anche giornaliera, sarà in grado di condurre ad accettabili livelli di compliance fiscale.

È indispensabile e indilazionabile un profondo e reale cambiamento di prassi dell’Amministrazione finanziaria rivolta a un perseguimento (certo non facile, come inventarsi violazioni formali o derivanti da discutibili interpretazioni poi sanzionate in modo sproporzionato) della reale evasione, del reale “danno erariale”.
È indispensabile e indilazionabile una profonda riforma del contenzioso tributario che veda la presenza di giudici competenti e non di menti sottili che sentenziano dall’alto di irraggiungibili torri d’avorio e basata sulla specifica natura della materia tributaria, per la quale il criterio fondamentale se non pressoché unico è la valutazione del “danno erariale”.

Non ne posso più di assistere a vittorie in contenzioso per cavilli formali (spesso a causa di giudici che temono di avventurarsi nell’infido territorio del merito), con spesso rilevantissimi danni per imposte e sanzioni effettivamente dovute e a rigetti di ricorsi per violazioni formali o derivanti da interpretazioni o presunti “abusi del diritto” o similari elucubrazioni che sanzionano in modo pesantemente punitivo contribuenti che cercano di fare il proprio dovere.


Angelo Firrito
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Ragusa

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